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È stato consegnato il documento recante le firme di Alessandro Nicolò, Ennio Morrone, Nazzareno Salerno, Fausto Orsomarso, Domenico Tallini, Giuseppe Mangialavori, Francesco Cannizzaro e Giuseppe Graziano al Comitato promotore del referendum e sono stati chiariti modi e tempi tecnici con il responsabile del procedimento e il cui termine ultimo per la presentazione è sabato 4 luglio 2015, anche se gli ultimi eventi obbligano ad una ulteriore valutazione per effetto di una legislatura “giunta quasi al termine”.
Il particolare contesto storico-sociale avrebbe richiesto, soprattutto per una regione come la Calabria afflitta da un atavico ritardo di sviluppo, un governo regionale capace di agire con prontezza, determinazione ed una chiara visione delle strategie e degli interventi da avviare. Abbiamo registrato, invece, negli ultimi 8 mesi il più assoluto immobilismo della “mini-giunta” Oliverio, incapace di produrre risultati tangibili nei diversi settori. Lo stesso stato di fermo sulla programmazione comunitaria testimonia l’assenza di azioni tese alla crescita economica e culturale del territorio, i contrasti nella Sanità che producono ritardi e disagi con il contestato decreto n. 9/2015. Persino bandi come il Credito sociale o il Mantenimento occupazionale hanno subito azioni di sostanziale svuotamento. Le nomine dei direttori generali delle Asp e delle AO come pure dei vertici degli enti subregionali sono state “impedite” dalle infinite diatribe interne alla maggioranza in un clima di indifferenza assoluta.
Una Calabria già piegata dall’inidoneità del governo regionale assiste oggi, con Erga omnes, ad un autentico tsunami giudiziario che ha lasciato attoniti i calabresi. Per quello che concerne la nostra parte politica, abbiamo colto l’appello del Procuratore di Reggio Calabria Cafiero De Raho cercando di essere più scrupolosi anche nella scelta dei candidati. È motivo di orgoglio che fra i nostri candidati e dirigenti di partito ci siano uomini come Gianpaolo Chiappetta, definito dagli inquirenti quale capogruppo che ha gestito con correttezza e trasparenza.
Oliverio, smanioso di ottenere la vittoria, ha imbarcato tutto e tutti proseguendo sulla stessa linea replicando il metodo anche nella composizione della “mini-giunta”.
Dunque, o Oliverio comprende che la sua attività deve essere quella di governare la Calabria nell’interesse dei calabresi e non dei maggiorenti del Pd e agisce di conseguenza, oppure, anche per la sua dignità, è preferibile rassegnare le dimissioni. La svolta può essere quella di comporre una giunta di vera qualità prestando attenzione e rispetto anche all’assemblea legislativa, altrimenti, sia egli stesso a mettere fine a questo supplizio piuttosto che continuare una legislatura che pare già segnata.
Pur mantenendo inalterati i nostri principi di garantismo, è innegabile che chi da 8 mesi continua a sbandierare “di aver ripristinato la legalità in regione Calabria” deve prendere atto delle proprie azioni e, senza usare la doppia morale troppo spesso comune ai nostri avversari, rendersi conto di essere oggi al centro della tempesta da cui non si esce certo con presunte marce o prese di distanza dai singoli. Il quadro complessivo che il Pd sta mostrando ai calabresi fra la non attività amministrativa e le carte giudiziarie è quello di una lotta cruenta per il potere in cui i destini della Calabria sono marginali.