Una sala gremita in ogni ordine di posto e 84 comitati attivi su tutto il territorio della Provincia di Reggio con un solo obiettivo: bocciare la riforma costituzionale e mandare a casa il governo Renzi. Non sono andati per il sottile i protagonisti della convention organizzata dal vice coordinatore regionale di Forza Italia Alessandro Nicolò a Villa San Giovanni.

 

A caricare l’evento di significato politico sono stati la coordinatrice regionale degli azzurri Jole Santelli, che ha inviato un messaggio alla platea avendo dovuto all’ultimo istante rinunciare alla partecipazione, e il parlamentare Roberto Occhiuto. Entrambi dopo aver bocciato nel merito la riforma che stravolgerebbe la Costituzione senza eliminare il bicameralismo e non riuscendo a contenere i costi della politica, hanno specificato come la vittoria del no significherebbe una bocciatura per il governo nazionale e per quello regionale.

 

«Il presidente Oliverio si è impegnato per il sì – ha spiegato Occhiuto – e quindi una bocciatura alle urne sarebbe significativa anche in Calabria e farebbe emergere la contraddizione di un presidente che chiede di uscire dal Commissariamento della Sanità e poi vota una riforma che invece limita i poteri delle Regioni e, di fatto, lo commissaria per sempre e in tanti settori».

 

Alessandro Nicolò, alla prima uscita pubblica da vice coordinatore regionale, si gode la partecipazione popolare e auspica una vittoria del no al 4 dicembre. «La riforma costituzionale non convince e va bloccata. Ci riusciremo anche grazie all’impegno degli 84 Comitati che sono già da tempo attivi sul territorio e testimoniano il buon lavoro svolto a livello provinciale».

 

A completare il parterre dei relatori moltissimi amministratori locali, la segretaria regionale della Ugl Ornella Cuzzupi e, guest star della convention, il professore dell’Unical Silvio Gambino. Il costituzionalista, invece, si è volutamente astenuto da considerazioni di carattere politico, andando a demolire la riforma targata Renzi-Boschi nel merito dei provvedimenti.


«Siamo davanti ad una vera e propria furbizia italica – ha detto Gambino – praticamente con il sì voteremmo una riforma che cambia la forma di governo in una sorta di presidenzialismo senza dirlo esplicitamente e senza prevedere i giusti bilanciamenti di potere».

 

Il professore, inoltre, definisce assai sbilanciato un Parlamento composto da un Camera con 630 componenti e un Senato con 100. «Nelle sedute comuni che decideranno di materia assai importanti, come la revisione stessa della Costituzione o la nomina dei componente del Csm, il Senato sarebbe schiacciato dalla maggioranza».

 

Rimarrebbero inoltre aperte le questioni del bicameralismo con un articolo 70 che definisce le diverse competenze delle due Camere assai confuso e di difficile attuazione.

 

Il professore ha poi puntato l’indice anche contro la legge elettorale che ha definito «un azzardo della democrazia con un secondo turno in cui secondo e terzo arrivato si metteranno d’accordo sotto banco in maniera inevitabile. L’abbinata legge elettorale-riforma determinerebbe maggioranze inattaccabili e renderebbe assai difficile ogni forma di alternanza di governo. Un disastro che il Paese non merita dopo 70 anni di democrazia».


Riccardo Tripepi