L’eurodeputata calabrese contro la rimodulazione che taglia le risorse destinate agli enti locali. Intervengono anche i consiglieri regionali dem: «Il governatore venga a spiegare in aula cosa sta succedendo»
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«La proposta di Fitto è l’ennesima follia di un Governo di incapaci che dopo aver abolito il reddito di cittadinanza per ripristinare i vitalizi, ora tagliano le risorse del Pnrr perché non riescono ad utilizzarle».
Commenta così l’eurodeputata calabrese Laura Ferrara, la proposta di rimodulazione del Pnrr presentata nei giorni scorsi dal Governo Meloni e che potrebbe portare all’eliminazione di misure come quelle per la rigenerazione urbana, la riduzione del rischio idrogeologico, l’utilizzo dell’idrogeno per la decarbonizzazione, le infrastrutture sociali, gli impianti innovativi, la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie e il verde urbano.
Ferrara: «Meloni spieghi ai Comuni con quali soldi continueranno i progetti avviati»
«Come denunciato anche in un articolo di LaC News24 a firma di Francesco Rende - continua Ferrara - questo cambio di rotta inaspettato avviene nel momento in cui gli Enti locali stavano portando avanti importanti progettualità e programmando nuovi interventi. Ci troviamo di fronte a una decisione che non solo si ripercuoterà sulle Amministrazioni pubbliche più virtuose, ma anche e soprattutto sui territori e sulle comunità. È essenziale che venga con urgenza chiarita quale sarà la copertura finanziaria e attraverso quali fonti il Governo Meloni intenderà continuare i progetti già individuati ed avviati dagli Enti locali. Se l’idea finale è quella di utilizzare a tale scopo i fondi di coesione, già destinati agli enti stessi, ci opporremo fortemente. È chiaro che ai Comuni verrebbero comunque a mancare risorse di cui sarebbero stati già destinatari, venendo così ad attenuarsi l’impatto dell’afflusso delle risorse messe in campo dall’Unione Europea».
Interviene anche il Partito democratico
Sulla questione è intervenuto anche il gruppo del Pd in Consiglio regionale, secondo il quale «i dati elaborati dalla Fondazione Openpolis in ordine alla rimodulazione del Pnrr, operata dal governo nazionale e veicolati a mezzo stampa, destano profonda preoccupazione».
La Calabria, spiegano i consiglieri democratici, perderebbe circa un miliardo di fondi già stanziati che dovrebbero essere recuperati in un secondo momento e con modalità che il ministro Fitto non ha ben chiarito.
«Né sono stati spiegati – si legge nella nota del gruppo – i motivi per i quali si è giunta ad una rimodulazione così penalizzante nei confronti della Calabria che, invece, avrebbe bisogno più di altri territori italiani di investimenti e interventi per recuperare i ritardi accumulati. Le rassicurazioni fornite dal ministro Fitto in ordine ad un possibile recupero dei fondi adesso cancellati da altro tipo di finanziamenti europei non solo non tranquillizzano, ma aumentano le preoccupazioni. Non vorremmo trovarci alla doppia beffa di potere vedere non solo cancellati novecento milioni dal Pnrr originariamente destinati alla nostra Regione, ma anche “condizionate” le altre risorse europee che, evidentemente, si sarebbero potute utilizzare per altri scopi e altri obiettivi».
«Il presidente Occhiuto riferisca in Consiglio regionale»
«Davanti a uno scenario del genere – sostengono ancora i consiglieri regionali del Pd - stupisce l’atteggiamento del governo regionale che scegli ancora di rimanere silente evidentemente per non creare problemi all’esecutivo nazionale guidato da Giorgia Meloni. In ogni caso è inevitabile e urgente che il governatore Roberto Occhiuto venga in Consiglio regionale a riferire su quanto sta accadendo per rendere massima chiarezza ai calabresi sulla reale entità dei tagli e sulle modalità con le quali si ha intenzione di intervenire per evitare il peggio. Non possiamo permettere di vedere evaporare ulteriori risorse in una congiuntura complicatissima per la nostra Regione che non può essere ulteriormente penalizzata da un governo a trazione leghista che, a breve, potrebbe infliggere un ulteriore e ferale colpo all’intero Mezzogiorno con l’approvazione dell’autonomia differenziata».