Credevamo di averle sentite tutte nella politica regionale in quest’ultimo squarcio di anno solare dopo che il M5S in Consiglio regionale, per bocca del capogruppo Davide Tavernise, si è detto a microfoni accesi «a disposizione di Occhiuto», con tanto di un Fausto Orsomarso gongolante a corredo e un Nicola Irto che proprio oggi ha preso le distanze dicendo: «Al netto degli ammiccamenti, noi non siamo a disposizione di Occhiuto».
Ecco, il presidente della Regione dopo aver “salvato” la minoranza consiliare giallorossa nell’ultima seduta di Palazzo Campanella, blindando la commissione di vigilanza a favore dei pentastellati su sollecitazione espressa di Amalia Bruni, ora pare abbia dato ossigeno politico all’ultimo barlume di civismo tansiano calabrese rappresentato dal sindaco di Crotone, Vincenzo Voce.

Provinciali: da ecatombe a opportunità

«Mi determinerò» disse a caldo della sconfitta alle elezioni provinciali un ammaccato Voce, tradito da una maggioranza cittadina, oltre che da un Pd provinciale che, lungi dal rappresentare quel “soccorso rosso” di cui tanto si è parlato, gli ha platealmente ed elettoralmente voltato le spalle dopo averlo fatto (quasi apertamente) schierare a sinistra.
A determinarsi, però, pare sia stata la minoranza consiliare, ormai comprensiva idealmente anche dai malpancisti di Tesoro Calabria Anna Maria Cantafora e Vincenzo Familiari, oltre a Salvatore Riga che ha costituito poi il gruppo “Insieme si può”. Questi ultimi, dopo aver firmato una nota stampa in cui invitavano Voce al rispetto di etica e valori, oggi paiono meno “dissidenti”, al pari della consigliera tesserata di Italia Viva, Giada Vrenna e alla ex leghista e cerrelliana doc, Marisa Cavallo che dopo l’approvazione della mozione contro il Ddl Zan e l’addio ai salviniani è data dagli insider sulla via dell’organicità alla maggioranza.

Circostanza da lei espressamente smentita in una nota dove, però, rifiuta altrettanto espressamente di sfiduciare Voce (se non insieme alla maggioranza dei colleghi e davanti ad un notaio, previa costruzione di una alternativa di centrodestra).
Insomma, i 16 voti dei consiglieri comunali cittadini indirizzati a favore del sindaco-candidato alle elezioni provincial più che una base di arresto potrebbero rappresentare una base di (ri)partenza di una amministrazione Voce data (almeno) per azzoppata dai mille distinguo, dissidi e defezioni, iniziate fin da subito la vittoria comunale del 2020, quando il consigliere, oggi filo Fdi, Fabrizio Meo, si legò al dito la mancata elezione a presidente del civico consesso pitagorico, ma che oggi pare più titubante nel mandare a casa il Sindaco (a differenza della Cavallo, pare abbia espressamente detto ai colleghi di non essere disposto ad andare dal notaio).

Sfiducia a quota 13... o no? Il “firma-gate”

È stato fatto filtrare nella giornata di ieri tramite il noto blog locale “InDifferente” un documento nel quale 13 consiglieri comunali richiedevano la convocazione di un consiglio comunale ad hoc nel quale preannunciano di chiedere la sfiducia del sindaco Voce.
Un documento dalla forma atipica dato che il regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale di Crotone, prevede all’articolo 106 che la sfiducia abbia la forma della mozione che “deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri” oltre che “approvata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti il consiglio”.

Da questo documento fatto filtrare, errori grammaticali a parte, è nato un giallo. Secondo quanto detto espressamente dal Sindaco Voce in conferenza stampa, uno dei 13 firmatari lo avrebbe chiamato per disconoscere la firma, motivo per cui si sarebbe recato in Procura presentando un esposto per falso.
Una situazione strana, in primis dal punto di vista giuridico, dato che l’atto firmato non era pubblico (mai è stato depositato in Comune), nè aveva la forma (quella di mozione) dell’ufficialità idonea a richiedere una sfiducia, ma anche dal punto di vista politico, come ha fatto rilevare sui social l’ex amministratore di Crotone Sviluppo s.p.a., Gianfranco Turino, secondo cui: «poniamo che sia vero che la firma sul documento che sfiducia il sindaco non sia la sua...Perchè un consigliere d’opposizione sente il bisogno di chiamare il sindaco per smentire invece di chiamare i colleghi d’opposizione per incazzarsi? #inciucioinvista».

La firma è vera ed è di Andrea Tesoriere

Il giallo è stato risolto nelle ultime ore a seguito di una intensa e calda riunione della minoranza dove è uscita fuori tutta la verità. È stato Ottavio Tesoriere, padre del consigliere comunale di Forza Azzurri Andrea Tesoriere, già candidato regionale della lista che fa diretto riferimento a Roberto Occhiuto e oggi referente provinciale della formazione politica, a chiamare il sindaco Voce per il “firma-gate”.
E se la minoranza conferma che Tesoriere figlio abbia firmato il documento davanti a tutti, il dato politico è che a seguito della riunione appena conclusasi (dove il consigliere ha portato con sè, addirittura, il padre), la firma è stata ufficialmente ritirata.

Lo stesso consigliere Tesoriere ha diramato una nota stampa in cui conferma di aver apposto la firma al documento, salvo poi, dopo un'ora, chiederne la cancellazione «ritenendo irrituale la procedura adottata» al consigliere incaricato alla raccolta firme (Andrea Devona, ndr).

«Successivamente ho avuto una conversazione con il sindaco al quale rappresentavo che non avessi sottoscritto alcun documento nella convinzione che la mia firma fosse stata depennata come richiesto», dichiara il consigliere, che ha aggiunto: «Dopo aver attenzionato il documento di cui sopra effettivamente verificavo la veridicità della mia firma. Successivamente ho avvisato il sindaco sia nella giornata di ieri sera, sia nella mattinata odierna antecedente la conferenza stampa sulla veridicità della mia sottoscrizione».

«Eserciterò il mio ruolo di opposizione - conclude Tesoriere - svolgendola in ogni suo aspetto nell'interesse della città»

Da qui nasce un ulteriore giallo. Proprio due giorni fa Andrea Tesoriere era in Cittadella con il presidente della Regione Roberto Occhiuto e, a corredo della photo-opportunity postata su Facebook, ha scritto: «Oggi sono in Cittadella regionale con il Presidente Occhiuto per parlare dei problemi del nostro territorio crotonese (...) Massima attenzione e completa vicinanza ai problemi, data la sinergia esistente tra il sottoscritto capogruppo della sua lista, Forza Azzurri, nell’assise comunale di Crotone e il presidente con il suo governo regionale».

Data questa decantata sinergia politica tra i Tesoriere e Occhiuto, è difficile che quest’ultimo sia all’oscuro di quanto accaduto. Che voglia “salvare” Voce dopo l’alleanza regionale Pd-M5s?
E se nei giorni scorsi la consigliera comunale Fabiola Marrelli parlava pubblicamente di «sollecitazioni ricevute» per fare il salto della quaglia per abbandonare il centrodestra (cosa poi non avvenuta), un segnale come quello lanciato dalla diretta diramazione occhiutiana nell’assise pitagorica, non può che gettare nel caos la minoranza (che pare sempre più minoranza) di “duri e puri” anti-Voce.