Il tentativo di accorduni con Rinascita o, meglio, con una parte del fronte pro Valerio Donato alle Amministrative di giugno cercato dal neosindaco (o da chi per lui) Nicola Fiorita, se è in atto, passa tutto dell'elezione del presidente del consiglio comunale. È questo infatti il passaggio chiave per permettergli di governare Catanzaro (pur essendo privo della maggioranza in virtù dell'anatra zoppa) senza troppi affanni sin da subito. Il primo cittadino vorrebbe insomma dimostrare che se anche sulla carta non ha i numeri in assemblea, li può trovare attraverso una sorta di patto con alcuni donatiani o, al contrario, riuscendo a far andare fuori pista lo schieramento rivale alla prima curva. Ecco allora le due vie da percorrere. La prima che porta direttamente al nome di Valerio Donato. Sì, proprio lui, che con i fedelissimi potrebbe pensare a un accordo con l'ormai ex acerrimo rivale.

Ma è, e resta, una manovra assai complessa e ardita per mille motivi. Non fosse altro perché, se impallinato anche a tale votazione, Donato darebbe il segnale chiaro di aver varato un progetto politico, il suo personale naturalmente, definitivamente naufragato, regalando così la golden share proprio a Fiorita. Il piano B, invece, porta a un'altra intesa, sempre con Rinascita, che dovrebbe esprimere un nome diverso, come ovvio. Quello di Eugenio Riccio o uno a… sorpresa. Basta che poi si creino i presupposti per allontanare le nubi di un clima teso, quantomeno nell'immediato futuro.

A riguardo, nei corsi e ricorsi della storia catanzarese, ci vuole - in tema di tattica - memoria lunga per ricordare la mossa di Mimmo Tallini nel 2006 ai tempi in cui fu ispiratore di Nuova Alleanza per far eleggere l'allora ministro junior Mario Tassone (piazzatosi come aspirante sindaco del centrodestra dietro a Rosario Olivo e Franco Cimino). Un'idea però ben presto frustrata dall'indisponibilità del diretto interessato che aprì dunque la strada per l'indicazione bipartisan di Franco Passafaro. Era tuttavia ben altro periodo, va ribadito. Senza contare che all'epoca si trattava davvero di dare la presidenza alla minoranza, addirittura alla coalizione arrivata terza, mentre adesso Rinascita è opposizione soltanto per modo di dire in un certo senso. Ma vi è di più, molto di più, sul tappeto al momento.

Cosa avrebbe in mente Donato

Donato pare aver già assorbito la botta della bruciante sconfitta al ballottaggio e dopo un weekend di rigenerazione, che sta per iniziare, parrebbe voler incontrare nuovamente nel suo studio legale un gruppo ristretto a lui vicino a inizio settimana ovvero prima della seconda riunione dello schieramento interamente inteso. Grandi manovre, dunque. E soprattutto ragionamenti meticolosi per non rischiare di prendere altre fregature.

Tutti i guai di Fiorita

I problemi per Fiorita non sono però di sicuro finiti. Il leader di Cambiavento deve far quadrare i conti e schermarsi da un Partito Democratico sul piede di guerra nel reclamare la poltrona di vicesindaco (a cui ambisce Giusi Iemma, addirittura con la clamorosa possibilità di assistere alla messa in atto manovre di disturbo sul delicato affaire presidenza del civico consesso), un assessorato e il vertice di almeno una Partecipata. Malgrado le pressioni ricevute, però, Fiorita sull'argomento nicchia intenzionato a puntare su un allargamento, premiando tutte le componenti che lo hanno sostenuto. E di conseguenza anche Movimento Cinquestelle e Psi, che hanno l'unico problema (non secondario) di aver eletto un solo consigliere. Dato che gli precluderebbe l'opzione assessoriale, spettante a chi ha portato in assise almeno due unità. Una rigida applicazione del Manuale Cencelli che costituirebbe un bel problema per il pentastellato Francesco Mardente e il socialista Domenico Marino.

Il resto dell’Esecutivo

Al d là di tutto, nomi caldi anche i fioritani doc Gianmichele Bosco (non confortato dalle condizioni politico-numeriche per ambire alla presidenza dell’'assemblea, ma che come capogruppo in Aula potrebbe fare molto), Donatella Monteverdi, Daniela Palaia e il non eletto Nunzio Belcaro. Attenzione, poi, all'ipotesi dirigenza per i fedelissimi del Pd Pasquale Squillace (possibile capo di gabinetto del sindaco) e Salvatore Passafaro (peraltro figlio del citato Franco, favorito nell’approdo alla postazione più importante del Consiglio dal forfait tassoniano di 16 anni fa). A questo quadro si aggiunge la mera indiscrezione sull'assegnazione di un ruolo importante, ma non in Giunta, alla sardina Jasmine Cristallo e addirittura sullo “spostamento” - per guadagnare un posto in squadra - del già annunciato assessore alla Sicurezza (definita manager, forse non a caso, da Fiorita stesso in sede di anticipata presentazione), l'ex vicequestore della Polizia di Stato Marinella Giordano, da collocare nella dirigenza. Non dimenticando però le questioni tecniche legate a un mandato di questo tipo.