Il testo è già sul tavolo del Governo. Ai dirigenti la responsabilità amministrativa e della gestione, ai primi cittadini solo quella politica. Novità anche per Città metropolitane e Province (ASCOLTA L'AUDIO)
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Tra qualche mese sarà legge - secondo Il Sole 24 Ore tra questa e la prossima settimana sarà sul tavolo del governo - la riforma relativa agli Enti locali. Il disegno di legge – ovviamente suscettibile di modifiche – è pronto a rivoluzionare alcuni capisaldi e a venire incontro, almeno in parte, alle richieste dei sindaci che vorrebbero scrollarsi di dosso alcune delle responsabilità che, dicono, finiscono per ingessare l’agire dei primi cittadini. Ma nel suo complesso la Riforma affronta diversi nodi che riguardano anche i Comuni minori e gli enti di area vasta.
Ai sindaci la responsabilità politica
Il disegno di legge stabilisce due principi importanti e in qualche maniera rivoluzionari rispetto alla situazione attuale: “I dirigenti sono responsabili in via esclusiva dell'attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati”, mentre “il sindaco e il presidente della provincia sono gli organi responsabili politicamente dell'amministrazione”. Concetti sostanziali e importanti che sembrano responsabilizzare ancor di più i dirigenti la cui posizione potrebbe diventare un po' meno blindata di come appare oggi.
Ma il testo prevede anche tutta un’altra serie di misure: dal rafforzamento degli organi di controllo - vedi la disciplina che prevede l’aumento degli enti in cui si passerà dal revisore unico ad un collegio di tre revisori - all’ampliamento dei segretari comunali rafforzando il loro ruolo in ambito di Anticorruzione, fino a nuove regole che prevedono lo scioglimento degli organi di governo di Asl e Aziende ospedaliere in caso di infiltrazioni mafiose.
Ma tornando ai sindaci, sarebbe previsto il via libera al terzo mandato nei comuni fino a quindici mila abitanti. Ieri, intanto, è stato approvato in commissione Affari Costituzionali del Senato il disegno di legge che prevede il terzo mandato dei sindaci fino a cinque mila abitanti. Ma ci sono anche misure di contenimento della spesa. La Riforma, infatti cancella l'indennità di fine mandato per chi rimane in carica meno di 30 mesi e stabilisce una regola per chi guida un ente fino a quindici mila abitanti, che non può candidarsi al Parlamento (oggi la soglia è venti mila).
Enti di area vasta, arrivano gli assessori
Nella riforma che riguarda gli enti di area vasta, vale a dire Province e Città metropolitane, c’è una mezza rivoluzione che è se vogliamo anche un ritorno al passato, che dovrebbe servire a correggere alcune incomprensibili norme della legge Del Rio. In ogni caso sembra si sia proiettati verso il ritorno delle giunte – o mini giunte se vogliamo – che conteranno da un minimo di tre ad un massimo di quattro assessori per gli enti con meno o più di un milione di abitanti. Ciò significa che a Palazzo Alvaro a Reggio e nelle altre Province calabresi, in cui adesso c’è la distribuzione di determinate deleghe, ci saranno tre assessori.
Ma non solo, perché il sindaco metropolitano potrà nominare, tra i componenti della giunta, anche un vicesindaco che eserciterà le funzioni del sindaco nel caso in cui questi ne sia impedito. Il caso Reggio, con la sospensione di Giuseppe Falcomatà per effetto della Legge Severino fa scuola, non essendoci precedenti, e si è risolto con la nomina diretta del sindaco metropolitano di un facente funzioni di sua fiducia. Qualora il sindaco metropolitano cessi dalla carica, il vicesindaco rimarrà in carica fino all'insediamento del nuovo sindaco. Stabilita anche l’indennità per gli assessori che sarà pari al 50% di quella riconosciuta agli assessori comunali del capoluogo, che di recente è stata alzata.
Si stabilisce poi che il sindaco metropolitano – che ad oggi è di diritto il sindaco del capoluogo - venga eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio.