«Le parole del presidente Mario Oliverio confermano la bontà della scelta che ho fatto». Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, replica al governatore della Calabria che ieri ha commentato duramente la sua decisione di sostenere il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, qualora venga candidato alle regionali del 2019.


«Al Pd calabrese serviva uno shock per scuotersi dal torpore autoreferenziale nel quale si è adagiato da troppo tempo - afferma Callipo -. Qualcuno doveva dire che il re è nudo e io l’ho fatto, a viso aperto e senza nascondermi. Nonostante ciò, Oliverio, nel suo commento alla mia decisione, non è mai entrato nel merito dei problemi che ho sollevato, non ha speso una parola sullo scollamento totale del Partito democratico dai suoi iscritti e dai suoi elettori. Si è limitato ad accusarmi di mancanza di “coerenza e lealtà” verso il partito. Al contrario, io credo che in questi anni sia stato il partito a non essere coerente con i propri principi democratici e leale verso i suoi militanti. I giovani sono stati tenuti a distanza privandoli di qualsiasi capacità di incidere sulle dinamiche decisionali, i confronti pubblici sono stati evitati come la peste preferendo la confortevole intimità dei caminetti, le aree di potere sono state consolidate con tesseramenti che hanno dopato tutti (comunque pochissimi) gli appuntamenti congressuali. Ultima spallata alla credibilità già fiaccata del partito è stata l’autocandidatura dello stesso presidente Oliverio, proposta con oltre un anno di anticipo sulla scadenza elettorale».


A questo proposito, Callipo replica anche alle critiche mosse nei suoi confronti dal governatore con riferimento alla carica che ricopre in Anci Calabria.
«Mi si dice che essendo il presidente di Anci Calabria non dovrei esprimere giudizi sull’operato del governo regionale, né puntare su chi ritengo che abbia fatto meglio come amministratore - sottolinea -. Ma è singolare che questa affermazione venga dal presidente della Regione, cioè colui che in teoria dovrebbe essere il presidente di tutti, che usa la sua postazione di vertice istituzionale per imporsi come candidato del Pd senza che nel partito ci sia stato un solo minuto di confronto. Se questa è la premessa, non vedo come possa pretendere di essere preso sul serio quando critica me».

 

Due pesi e due misure, secondo Callipo, anche quando Oliverio censura la sua scelta civica.
«Lo ribadisco – precisa – io non ho aderito al centrodestra. Resto coerente alle mie idee ed ho applicato lo stesso approccio tanto caro a Oliverio. Il presidente ha ragione quando invita a guardare oltre i partiti puntando sulle persone. Ed è proprio quello che ho fatto. Non si può esaltare il civismo soltanto in una direzione, da destra a sinistra. Mario Occhiuto è un amministratore in gamba che ha fatto della sua città un esempio di buongoverno in Italia. Non mi interessa altro, né mi interessa più di tanto di che partito sia. È facendo leva su questo principio che cercherò di dare il mio contributo alla sua elezione, qualora venga candidato».

 

Infine, il sindaco di Pizzo bolla come pretestuoso l’accenno di Oliverio al presunto rancore che nutrirebbe nei suoi confronti per l’esito delle primarie nel 2014.
«Accusa risibile che appare come un semplice pretesto per controbattere senza entrare nel merito delle questioni che ho posto con la mia scelta - conclude -. Sono passati 4 anni da allora e sono cambiate tante cose. L’unica cosa che non è cambiata è l’immobilismo del Pd calabrese. Più che preoccuparsi del mio rancore, che non c’è mai stato, neanche all’indomani della sconfitta alle primarie, il candidato del Pd alle Regionali si preoccupasse delle promesse tradite verso coloro che, con il 42% di consensi che mi attribuirono, chiedevano un cambiamento che non c’è stato. Oliverio e il partito hanno completamente ignorato quelle istanze di rinnovamento che venivano da quasi la metà del popolo delle primarie, eppure nessuno mai, me compreso, si è azzardato a mettere in discussione la sua leadership politica e di governo. Ma ora che ha scelto di candidarsi, ignorando per l’ennesima volta la base del partito ed evitando un confronto aperto su questa ipotesi, non c’era altra alternativa che dire basta».