Il centrodestra vince in Abruzzo ed elegge governatore Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, primo presidente di Regione che porta i colori del partito di Giorgia Meloni. Il risultato era nell’aria da tempo, ma non con le proporzioni e con i risultati ottenuti. Il centrodestra unito in formazione classica, così come si è presentato alle politiche dello scorso 4 marzo e quindi con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, arriva al 48% e surclassa (oltre centomila preferenze di differenza) il centrosinistra di Giovanni Legnini che non va oltre il 31%. Tonfo per i Cinque Stelle che si fermano al 20%. Il partito di Di Maio praticamente dimezza o quasi i consensi rispetto alle politiche di neanche un anno fa. Un risultato che fa sorridere Matteo Salvini e la sua Lega che volano al 27,53% e si trovano nella condizione di potere dare le carte sia per quel che riguarda il governo nazionale che per le future alleanze in vista dei prossimi e fondamentali appuntamenti politici.

I “contabili” dei vari partiti stanno pesando e verificando tutti i numeri perché questa elezione può essere assai significativa per le strategie future.

Forza Italia ai  margini del centrodestra

Uno dei primi a commentare nel centrodestra è stato Silvio Berlusconi «Il centrodestra è la maggioranza naturale fra gli elettori» e poi «da oggi comincia la sfida di Forza Italia e del centro-destra per la Sardegna, per la Basilicata, per il Piemonte e infine per le elezioni europee di maggio decisive per il futuro dell'Europa e dell'Italia. Sono sicuro che il centrodestra unito avrà successo in tutte queste importanti elezioni».

Berlusconi sorvola sulla circostanza che il suo partito è ormai in caduta libera e si attesta a un risicato 9%, ben cinque punti percentuali sotto le politiche 2018. Gli azzurri, per di più, sentono il fiato sul collo di Fratelli d’Italia che elegge il presidente e arriva quasi al 7%. Altro dato preoccupante per Fi è che la somma dei voti di Lega e Fdi sarebbe stata pari al 34,5% e quindi in grado di vincere le elezioni in abbinata esclusiva. Del resto Giorgia Meloni lavora da tempo a questo scenario e dopo le europee dovrebbe nasce un nuovo partito conservatore e sovranista, nel quale confluirebbero Toti, Musumeci e Fitto, che potrebbe annientare l’elettorato azzurro. Anche in Calabria dove è in corso una grande campagna acquisti di Fdi si attendono gli sviluppi in vista delle prossime regionali. Marginalizzata Forza Italia, infatti, sarebbero da rivedere anche gli accordi sulle candidature nelle varie Regioni.

Il Pd punta al rinnovamento

Timidi sorrisi in casa centrosinistra dove si supera la soglia del 30% e non era per nulla scontato alla vigilia delle elezioni. Forse anche la rinnovata dialettica in vista del congresso nazionale del Pd può avere avuto un effetto, ma con il partito al di sotto del 12% difficile immaginari scenari di riscossa. Per questo tra i democrat si comincia a fare sempre più largo l’idea di un rinnovamento della classe dirigente da operare un attimo dopo la chiusura delle urne delle primarie del prossimo 3 marzo.

Una proposta che in Calabria potrebbe voler dire via libera alle primarie per la scelta del candidato governatore senza nessuna conferma automatica dell’uscente Mario Oliverio, peraltro ancora alle prese con le grane giudiziarie di “Lande Desolate”. Il recente commissariamento del partito, affidato a Stefano Graziano, la dice lunga in tal senso.

I Cinque Stelle pensano alle "civiche"

I Cinque Stelle parrebbero invece in caduta libera, passando dal 40% al 20%, ma non è una novità. Alle amministrative i grillini hanno sempre stentato anche perché si presentano con un’unica lista a dispetto dell’esercito di candidati degli altri partiti. Proprio in questo senso si legge una parziale correzione di rotta da parte dell’eurodeputata Laura Ferrara per la Calabria. In una intervista al Quotidiano, proprio in concomitanza con l’appuntamento elettorale in Abruzzo, la Ferrara ha sì confermato l’intenzione di correre da soli anche alle regionali, “ma guardando con attenzione a liste puramente civiche”.

La partita, insomma, è tutta da giocare e bisognerà capire anche che tipo di ripercussioni ci saranno sugli equilibri del governo nazionale dopo le elezioni in Abruzzo e, soprattutto dopo le europee. L’alleanza giallo-verde terminerà? Questo lo scenario più probabile. Ma se ciò non dovesse succedere non possono escludersi preventivamente sui territori alleanze che ricalchino lo schema nazionale.

 

Riccardo Tripepi

 

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