Si allarga sempre più il fronte donatiano, che incassa il sostegno di Italia Viva e di una folta pattuglia di ex militanti del Pd quasi tutti in passato con ruoli importanti nel partito (segretari provinciali, cittadini o di circolo) o nelle istituzioni pubbliche locali (consigli comunali e altro ancora). Certo, in quali termini, elettoralisticamente parlando, si connoterà questa diffusa attestazione di stima e simpatia nei confronti del prof Valerio Donato si vedrà poi. Ma intanto la tendenza a incensarlo da ogni parte, la si denota sulla stampa locale e sulle pagine social dei diretti interessati.


A quanto dichiarato dal senatore e coordinatore regionale di Italia Viva, Ernesto Magorno, fanno insomma come premesso rima le affermazioni di molti esponenti Dem (alcuni ancora appartenenti al partito, altri no). Si tratta, solo per citare degli esempi, di Fabio Guerriero (il quale peraltro ha addirittura scritto a Francesco Boccia e comunque ha sempre dichiarato che non voterà mai per i Cinque Stelle), Gianluca Cuda, Pino Tomasello, Antonio Menniti, Elena Bova (che pure nel 2017 aveva spostato il progetto fioritiano insieme a Sandro Benincasa e Carlo Piroso), Alcide Lodari e Maurizio Caligiuri.

Cresce dunque la fronda Dem (o ex Dem) di chi, quantomeno, sta aspramente criticando la candidatura di Nicola Fiorita a sindaco della città (secondo alcuni di quelli in disaccordo con i vertici del Pd scelto con un metodo non condiviso e designato malgrado nel 2017 si sia candidato alla guida del suo Cambiavento proprio contro il partito, oltreché contro il centrodestra naturalmente, che adesso invece lo esprime).

Ma la vicenda politica che riguarda la decisione di puntare su Fiorita diventa persino marginale se si guarda con maggiore attenzione a cos’abbia determinato. Il riferimento è appunto alla levata di scudi nei confronti del partito che non può non interrogarsi su un malessere forse superiore alla non condivisione della candidatura a primo cittadino di Fiorita.