L'ex presidente va dritto per la sua strada criticando il gruppo dirigente del Partito democratico e non smentendo un possibile avvicinamento alle posizioni di de Magistris
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Di Claudio Labate
Non disperdere l’unità delle forze di sinistra, per essere competitivi e non gettare la spugna, consegnando la vittoria al centrodestra, prima del voto. Non ci pensa proprio, Mario Oliverio, a fare un passo indietro rispetto alla battaglia che sta conducendo da diverse settimane contro il metodo utilizzato dal Partito democratico in questo assaggio di campagna elettorale che condurrà al voto tra settembre e ottobre prossimi. L’ex presidente della Regione insomma non si rassegna all’idea che i giochi sono già fatti e si guarda intorno, provando magari ad aprire nuove interlocuzioni. Intanto però il suo giudizio è tutt’altro che ottimistico.
«Io vedo una deriva negativa. E mi sto battendo con tutte le mie energie per contrastare questa deriva, perché non mi rassegno al fatto che la destra si dà per scontato vinca le elezioni. Io sono per unire il campo delle forze del centrosinistra, delle forze progressiste e democratiche, non comprendo questa posizione assunta dai dirigenti del Pd, in modo particolare dal commissario del Pd e anche dalla segreteria nazionale del Pd, che di fatto asseconda questa deriva. Non capisco perché non ci sia stato e non ci sia ancora uno sforzo per ricomporre il campo delle forze del centrosinistra per mettere in campo una coalizione che sia competitiva che ambisca a vincere e a sconfiggere questa destra che è una destra retriva, una destra del ticket Occhiuto-Spirlì che non promette nulla di buono».
«Sono e rimango in campo»
Oliverio, intercettato a Reggio per la presentazione del libro “La sfida riformista di un presidente scomodo”, non si stanca di ribadire questa sua preoccupazione, anche se – dice – dall’altra parte riscontra sordità.
«Ma io – dice con tenacia - vado avanti, mi batto, perché le forze che ci stanno possano unirsi in un progetto di cambiamento. Bisogna creare le condizioni e bisogna innanzitutto che ci sia rispetto per questa terra, che non è una colonia da trattare con disprezzo, con atteggiamenti che davvero non sono comprensibili soprattutto per una forza democratica».
«Io – continua l’ex presidente - ho dichiarato sin dalle settimane scorse che sono in campo. Si può stare in campo diversamente, con varie collocazioni. Il mio obiettivo è quello di contribuire a non disperdere un patrimonio che è un patrimonio grande che è una storia importante e che può dare un contributo importante al riscatto di questa terra, che è il patrimonio delle forze della sinistra delle forze di progresso e democratiche di questa regione. Io ripeto non mi rassegno all'idea che bisogna mollare, cioè che ormai non c'è più nulla da fare. Non è vero che non c'è più nulla da fare. Anche in Calabria si può ambire ad un grande progetto di riscatto di questa terra, perché questo è il vero messaggio che bisogna lanciare soprattutto ai giovani, perché un messaggio di rassegnazione è privo di ogni speranza è un messaggio di ripiegamento di rinunzia, e la sinistra non è questo, non può essere questo. La sinistra ha nel suo dna i valori del riscatto, i valori dell’affermazione dei diritti e del comune, ecco perché io non mi rassegno».
Alla domanda se questo suo essere in campo significa anche dialogo al di fuori del centrosinistra tradizionale, e quindi con l’altro candidato, Luigi de Magistris, Oliverio non conferma e non smentisce le voci che vorrebbero un seppur timido avvicinamento al sindaco di Napoli, dicendosi alla ricerca di un dialogo per costruire un progetto e per costruire candidature.
«Io non escludo nulla. Io parlo a trecentosessanta gradi, parlo al complesso delle forze che si richiamano alla sinistra. Io parlo di dialogo, le candidature dovrebbero venire dopo il confronto. Non c'è un prendere o lasciare come si sta facendo. Non ci possono essere soluzioni che si calano dall'alto, con tutto il rispetto per le persone, perché qui non si tratta di persone, che vengono dopo il progetto politico e la condivisione».
No ai personalismi
Per Oliverio quindi è una questione di metodo e di merito perché il merito è il progetto politico programmatico che non si vede, con i problemi della Calabria che rimangono fuori dalla disputa.
«Io non sto facendo una questione di ordine personale. Ne faccio una questione di ordine politico, di interesse collettivo, di interesse comune, e quindi sto facendo questo perché sono disposto a dare un contributo e a dialogare con le forze che vogliono sbarrare la strada a questa destra e costruire un cammino di riscatto di questa terra. Credo che questo dovrebbe essere la bussola di tutte le forze di sinistra e democratiche. Se poi c'è un gruppo burocratico in questo momento incarnato dal commissario che da oltre 3 anni ha sospeso la vita democratica del Partito democratico e intorno al quale si è aggrappato a riccio un gruppo ristretto di eletti, questo non può impedire alle energie vaste di questa regione e alle forze della sinistra, anche quelle che sono nel Partito democratico, dai circoli agli amministratori locali dai sindaci alle professioni, di rinunziare, di lasciare una delega a questo pezzo ristretto i destini di questa terra che sarebbero segnati. Io non ci sto».