L’ex presidente della Regione lancia la sua sfida al Pd di Letta: «Se non viene in Calabria a presiedere gli stati generali del partito, scendo in campo io»
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«La sinistra deve recuperare la bussola. Se non lo farà sono pronto a mettere in campo liste e candidati». Mario Oliverio, ex presidente della Regione e padre-padrone del Pd Calabria in tempi non troppo lontani, lancia la sua sfida in maniera più esplicita che mai.
Tutto già sussurrato e sottinteso, ma questa volta Oliverio non usa mezze misure: pronuncia parole esplicite destinate a deflagrare nel centrosinistra, qualunque cosa significhino oggi queste coordinate geopolitiche in Calabria.
In tour per la presentazione del suo libro – La sfida riformista di un Presidente scomodo, Rubbettino editore – Oliverio ha fatto tappa a Corigliano-Rossano, dando un senso inequivocabile al titolo dell’ultima fatica del suo biografo di fiducia, Michele Drosi. Perché “scomodo” Oliverio lo è di certo. Ingombrate come non mai in un panorama politico popolato da nani e ballerine incapaci di azzeccarne una giusta. Quasi troppo facile per l’ex governatore cannoneggiare ad alzo zero contro una sinistra «senza bussola».
«La Calabria deve recuperare reputazione, perché senza non va da nessuna parte – ha detto Oliverio -. Se si continua a raccontare la Calabria come terra di appestati non si avanza: su cento turisti che sfogliano un dépliant turistico di questa terra, 10 vengono ma gli altri 90 desistono».
Credibilità che secondo l’ex inquilino del decimo piano della Cittadella non può che passare attraverso la rinascita della sinistra: «Deve recuperare la bussola. Io non mi rassegno al fatto che debba passare l’idea che, “tanto, le elezioni regionali sono perse”. Questo è un tarlo nella testa e nella coscienza dei cittadini che rappresenta un guasto irreparabile».
Da qui l’appello al segretario nazionale del Pd, Enrico Letta «a correggere la rotta». «Gli chiederò di venire in Calabria e organizzare un’assemblea con gli stati maggiori del partito. Sindaci, amministratori, dirigenti. Non è la prima volta che lancio questo appello, ma finora è rimasto inascoltato».
Dunque, la sfida aperta al Partito democratico e alla dirigenza: «Se continuerò a non avere risposte, vi assicuro che non resterò fermo, perché un patrimonio politico come quello della sinistra calabrese non può essere dilapidato. Se non ci sarà una correzione di rotta – ha detto Oliverio -, prepariamoci alla lotta perché per quanto mi riguarda metteremo in campo un movimento, liste e candidati. Accettare supinamente questo ostracismo, questo disprezzo nei confronti del grande popolo della sinistra, significherebbe essere colpevoli di assistere passivamente a questa deriva. E noi non possiamo permetterlo».
Lo stesso tono e gli stessi contenuti di quando, nel dicembre del 2019, provò a resistere alle pressioni dell’allora segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, che non lo voleva in campo affinché non “sporcasse” la candidatura unitaria di Pippo Callipo. In quell’occasione, Oliverio - per il quale era stato appena chiesto il rinvio a giudizio per peculato – alla fine desistette, facendo un passo indietro e lasciando campo libero al re del tonno, che poi, pochi mesi dopo la sconfitta (vinse Jole Santelli) lasciò gli scranni dell’opposizione in Consiglio regionale. Fu un boccone amaro per Oliverio. Ma la vendetta, si sa, è un piatto che si consuma freddo. E tre anni sono un tempo abbastanza lungo per assaporare al meglio qualunque rivincita.