«Io non ho presentato una sola lista perché ho avuto difficoltà a fare le liste: ho fatto la scelta di non partecipare al supermercato delle candidature». Sembra spavaldo Mario Oliverio, rispetto alle proprie forze in campo, ma non si può dargli torto quando prosegue: «Ho visto che si presentano 4-5-7 liste, spesso fatte sulla base dell’elenco telefonico».

Ruggisce, approfittando del diritto di tribuna che l’ex governatore ha conquistato nella campagna elettorale e, però, nell’intervista al nostro network, ricostruisce anche un pò di storia remota del suo scontro. «Dopo il disastro della candidatura Callipo – ammette – forse ho sbagliato a non provocare quello shock che si avverte oggi, non sono pentito di essermi fatto da parte semplicemente perché credevo che Zingaretti e la classe dirigente nazionale restituissero lo scettro ai calabresi».

Quando gli si domanda quale ruolo immaginava per sé nel Pd delle macerie, lui precisa e si scherma: «Nessuno mi deve regalare niente, ho un patrimonio di esperienze che voglio mettere a disposizione della mia terra».
Un vulnus, la rottamazione per via giudiziaria dell’ex governatore – salvo poi scoprire che secondo la Cassazione Oliverio è stato vittima di «un pregiudizio accusatorio» - non sanato con strascichi nell’oggi quando il candidato sul conto di chi all’ultimo momento si è sfilato, confessa: «Hanno tradito un progetto, non la persona Mario Oliverio».
«Il segnale che voglio dare candidandomi – conclude - è che bisogna riprendere un cammino interrotto. Io fino alla fine mi sono speso per unire ed ho trovato sordità: io non accetto la colonizzazione».