Sempre la solita storia: la dura lotta all’interno di partiti che si gonfiano a dismisura quando c’è aria di crescente sostegno popolare - e quindi di vittorie nelle urne - con il conseguente arrivo di gente nuova (nella stragrande maggioranza dei casi opportunista) e la fisiologica emarginazione dei vecchi rappresentanti e attivisti, sebbene il loro incontestabile merito di essersi fatti il mazzo (espressione sdoganata) sul territorio in tempi di magra. Sta di fatto, però, che chi arriva dall’esterno ha spesso bisogno di un “taxi” veloce da pagare con tanti voti o ingenti contributi propri per raggiungere determinati obiettivi.

Un accordo quasi alla pari, insomma, in cui si sa bene che il vincolo è unicamente costituito dall’interesse reciproco e contingente. E già, perché i leader vogliono accrescere le percentuali elettorali a ogni livello mentre i candidati accasarsi dove soffia il vento popolare con la chance di conquistare l’ambita poltrona. E chi c’era in fase di costruzione? Se gli va bene mantiene ciò che aveva, ma senza grossi voli pindarici e la prospettiva di dover obbedire alla disciplina di partito.

È il motivo per cui in Fratelli d’Italia e in Lega nella Circoscrizione Centro c’è maretta ormai da un po’. Chiaro come vadano comunque operati dei distinguo. Il più significativo è relativo alla forte matrice identitaria - soprattutto alle latitudini meridionali - di moltissimi aderenti a Fdi, ovvero lo “schermo” rispetto a fuoriuscite e spostamenti in numero elevato pure con l’insorgenza di tanti mal di pancia. E adesso vedremo il perché.
Ma non prima di aver dato conto dei momenti convulsi vissuti dal Carroccio dell’area catanzarese (e non solo) in cui si è già registrato qualche rilevante forfait. Ma nulla in confronto a cosa potrebbe accadere nelle prossime ore con una parte non marginale del direttivo provinciale sul piede di guerra e pronto a “far fagotto”, se non ci sarà il rispetto della figura di quanti - senza neppure il forte vincolo identitario a cui abbiamo fatto cenno poc’anzi, a proposito dei meloniani - si sono adoperato per far maturare certi risultati o hanno portato alla Lega locale migliaia di consensi come ad esempio l’ex dirigente e candidato alle Regionali Antonio Chiefalo (oltre 3.600 le preferenze ottenute). Un problema evidentemente rimasto se, a prescindere da come andranno le cose, ci sono certi spifferi.

In Fdi, invece, ecco spuntare in cima ai Tre Colli (e dintorni) la cosiddetta Terza Posizione, che riporta a un lessico antico della politica ma esprime un “concetto evergreen” relativo a una ferma volontà «con questi candidati voteremo soltanto il simbolo. È la nostra indicazione, se mancheranno determinati nomi a noi graditi». Primo fra tutti, lo abbiamo scritto a più riprese, quello di Rocco Mazza. Stimato ingegnere ed ex numero uno della partecipata di Palazzo De Nobili, Catanzaro Servizi, ma anche cognato del fondatore di Cambiavento Nicola Fiorita. Un “papabile” parrebbe escluso per tutelare l’uscente Filippo Pietropaolo, che secondo i soliti ben informati però sarebbe insidiato per il primato dal vicepresidente della Provincia Antonio Montuoro che ai membri del civico consesso del capoluogo suoi sostenitori Antonio Angotti, Roberta Gallo, Luigi Levato e Carlotta Celi, potrebbe aggiungere Giuseppe Pisano. Rumors, per carità, anche se domani riapriremo dopo poche settimane di stop il capitolo di un Comune catanzarese in... ebollizione, anche considerata l’imminente ripresa dei lavori.

La lista di Fdi, comunque sia, oltre ai citati Pietropaolo e Montuoro annovererebbe pure il segretario di Crotone Michele De Simone, l’assessore vibonese Michele Falduto, il candidato del 2020 Maurizio Conforto e, si dice, il consigliere lametino Matteo Folino che pur di diversa area del centrodestra sarebbe vicino all’eurodeputato Vincenzo Sofo transitato nei meloniani dalla Lega. Fra le donne spazio invece all’ex Udc Rosina Mercurio in attesa delle altre due mancanti.