«Immagino che la Calabria dovrà come sempre, come al solito, accogliere in maniera umanitaria i profughi afgani che chiaramente sfuggono a disastri inenarrabili, e a vite non più gestibili. Ovviamente questo è un tema difficile da organizzare e programmare. Ma la nostra collettività è sempre stata una collettività molto aperta all'inclusione perché tra poveri ci si capisce, e ci si aiuta soprattutto».

Lo ha detto questa mattina la candidata del centrosinistra alle prossime regionali, Amalia Bruni, ospite – insieme, tra gli altri, al senatore Maurizio Gasparri - della trasmissione Omnibus in onda su La7. In studio si discute della questione afgana, e di lì a poco si proverà a capire il senso della candidatura della scienziata lametina.

La conduttrice la descrive come una persona di grandissimo valore dal punto di vista scientifico, aggiungendo “non capisco bene i motivi della sua candidatura” ufficializzata dopo la prima metà di luglio nell’ambito della coalizione di centrosinistra a trazione giallorossa, e arrivata dopo una serie di “no” di diversi papabili scelti e proposti principalmente da Pd e M5S. Il quadro offerto da Flavia Fratello comprende anche la notizia dell’ultima ora che vuole anche l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio candidato alle prossime elezioni del 3 e 4 ottobre.

«C’è chi rema contro. Spirlì è un incompetente»

Proprio rispetto alle coalizioni in campo e alle ultime notizie provenienti da Cosenza, la Bruni mostra gli artigli, soprattutto in risposta a chi, in studio, ha sottolineato che l’alleanza tra Pd e M5s, con l’indicazione di una candidatura civica, nasce solo laddove non ci sono alternative politiche, aggiungendo anche che i precedenti non lasciano ben sperare, perché – è il ragionamento – dove governano singolarmente non riescono ad allearsi, e dove si alleano perdono.

«La coalizione che è stata messa in piedi non contiene solo Pd e Movimento 5 Stelle, contiene tantissime altre forze politiche e movimenti non ha una discussione al proprio interno, ma una discussione positiva, perché il mio obiettivo è quello di fare e trasformare una coalizione in una squadra che va avanti, tutta, verso un unico obiettivo comune che è quello di risollevare le sorti della Calabria. Questa è la piccola differenza. Sicuramente all'esterno continuano ad esserci delle discussioni, e continua ad esserci gente che rema contro (alludendo a Oliverio, ndr), facendo ovviamente in questo caso il gioco della destra di Roberto Occhiuto, ma soprattutto di Spirlì il cui operato purtroppo è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Purtroppo c’è già una indicazione di vicepresidenza che non ci lascia sperare. Noi abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi la gravissima incompetenza di questa persona».

Alla domanda se c’è già un nome per la vicepresidenza Bruni risponde “non ancora”, riprendendo poi il tema della meritocrazia e offrendo una personale analisi dei sondaggi circolati in questi giorni: «Noi stiamo in questo momento costruendo programmi e obiettivi, e le persone verranno scelte in base a quelle che sono le loro capacità, e quindi speriamo di innescare una nuova aria e io sono qui per questo.  Registro invece dei sondaggi molto positivi già all'inizio di quando io ho dato l'accettazione. Gli altri sondaggi, negativi, erano precedenti e non consideravano la mia presenza in quel momento. I dati futuri spero mi diano ragione».

I motivi della candidatura

La Bruni ha quindi spiegato il senso della sua discesa in campo, partendo dal complesso lavoro di laboratorio e non solo che la vede protagonista ogni giorno: «A distanza di tanti anni io ho sempre pensato che potessi aiutare la mia terra di Calabria esattamente dal mio punto di vista, dalla mia angolazione. Devo considerare che purtroppo così non è stato, nonostante i risultati scientifici importanti che hanno cambiato la storia delle malattie neurologiche. La consapevolezza che non c’è stato un cambio però, una modifica all'interno di questa nostra collettività calabrese, soprattutto delle istituzioni, mi ha fatto venire questo stimolo forte di impegnarmi a livello politico. Perché a quel punto entrare, come dire, nella stanza dei bottoni, significa programmare, significa dare una nuova svolta. La Calabria è una regione disastrata, noi siamo almeno 50-60 anni indietro globalmente rispetto a qualsiasi tipo di altra regione, nonostante noi si abbia delle ricchezze naturali che sono sotto gli occhi di tutti, che sono meravigliose ma che non sono curate, in cui non c'è una programmazione seria, in cui comunque qualsiasi cosa la politica abbia fatto non ha avuto nessun risultato».

La conduttrice incalza la Bruni domandando perché dovrebbe riuscire lei dove non sono riusciti gli altri: «Proprio perché la politica non ha funzionato, penso che sia il caso di dare una nuova politica. Per me la politica è servizio ed è ascolto delle città, ascolto dei pazienti, ascolto dei cittadini e soprattutto tentativo di trovare delle soluzioni. Il metodo scientifico non è un qualcosa che io mi sono inventata, è l'analisi dei problemi e identificare una serie di soluzioni e soprattutto i metodi attraverso cui noi dobbiamo arrivare a delle soluzioni a migliaia di pazienti e di famiglie con malattie devastanti. Adesso intendo prendermi carico come medico esattamente di un milione e novecento mila calabresi che hanno bisogno di ritrovare la fiducia nella politica, sana, ed hanno bisogno di ritrovare la dignità come collettività».

Sanità a gente capace

Quando viene introdotto il tema della Sanità disastrata, la Bruni non si fa pregare: «Intanto una considerazione che va fatta è che tutte le persone capaci, che pure esistono in Calabria, si sono allontanate dalla programmazione lasciandola nelle mani di una politica non adatta, che ha messo delle persone non adatte all'interno delle amministrazioni. Questo ha fatto sì che la malavita si annidasse ancora di più, soprattutto quando non ci sono delle difese da un punto di vista di professionalità, di capacità tecnica e professionale, che è un aspetto assolutamente irrinunciabile. Quindi questo è un lavoro importante che andrà fatto perché intanto va variata e implementata la pubblica amministrazione. Noi abbiamo perso a causa di questi commissariamenti della sanità qualcosa come più di 4000 persone: in questo momento mancano le risorse umane, c'è una situazione di degrado totale a livello degli ospedali e tanto più a livello dei territori. Quindi su questo la programmazione è fondamentale. Ma bisogna saperla fare la programmazione. Bisogna capire quali sono gli elementi di fragilità su cui intervenire perché vede il discorso dei commissariamenti da 11 anni ha provocato un disavanzo che è peggiore di quello che noi avevamo nel 2009. Su questo bisogna fare un patto fortissimo con il governo, cioè io voglio capire quanto l'Italia ha a cuore questa parte di terra italiana o piuttosto continua a tenerla ai margini. Non compariamo se non per cose negative sulla stampa e sui media nazionali, questo non è tollerabile. Ci sono realtà che non fanno rete, che non fanno sistema. C’è un grande lavoro da fare anche nei confronti di mamma Italia».

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