Tra indiscrezioni e l'interdittiva a un'azienda della candidata alla Regione, tra treni balneari e alleati all’oscuro di tutto va in scena lo psicodramma delle 24 ore più lunghe della coalizione di centrosinistra
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Avete presente i croupier, quando lanciano la pallina dicendo il celebre “Rien ne va plus”? Purtroppo, in Calabria, per la coalizione di centrosinistra i giochi non si riescono mai a chiudere. E la vicenda sembra ripercorrere in parallelo quanto già successo con i commissari alla sanità calabrese, con nomine che duravano meno di 24 ore e che venivano presentate e ritirate con la stessa velocità con la quale i campioni scartano i loro avversari in campo. Purtroppo, però, questa non è una partita di calcio e gli attori concorrono a decidere le sorti della Calabria per i prossimi cinque anni, con risultati degni della peggior Coppa Cobram fantozziana.
Telefoni roventi e treni balneari sulla rotta Napoli-Paola
Lo psicodramma ha inizio nella tarda mattinata: iniziano a circolare voci sempre più insistenti circa un’interdittiva antimafia recapitata ad una delle aziende del candidato del centrosinistra, Maria Antonietta Ventura. Quella stessa Ventura che, solo qualche ora prima, aveva iniziato a muovere i primi passi ufficiali da candidata: una lunga call con la coalizione per smussare gli animi e allargare il fronte delle disponibilità, lunghe telefonate per concordare le prossime mosse, l’agenda degli impegni per organizzare la presentazione della campagna elettorale e i primi manifesti, con lo slogan “Parliamoci chiaro” a fare da cappello generale ad una linea grafica che scimmiotta in modo abbastanza netto la campagna della Ocasio-Cortez, nonostante i chilometri e le differenze abissali che separano il Bronx newyorchese dalla seppur mondana San Lucido. Iniziano a partire le prime telefonate, la voce corre ma mancano le certezze: le prime arrivano quando i bene informati (e chiacchieranti) raccontano di uno Stefano Graziano in versione balneare costretto a riporre asciugamani e ombrelloni per lasciare le coste campane per partire alla volta di “Paola Stazione di Paola”: urgono decisioni, come dice qualcuno “il problema è politico” e serve prendere decisioni rapide.
L’agenda degli eventi annullata e lo sconcerto degli alleati
Mentre le conferme iniziano ad arrivare nelle redazioni e LaC News24 batte tutti sul tempo pubblicando in esclusiva l’arrivo dell’interdizione ed il possibile ritiro della Ventura, volano gli stracci nella coalizione: le telefonate e i whatsapp hanno ritmi sempre più frequenti. «Ma quindi è vero? Ma quindi che succede ora?» è la domanda più ricorrente tra i maggiorenti della coalizione. C’è chi non risponde e nel silenzio gongola, conscio che sta per cadere la scelta che dalle prime ore avevano mal digerito, ci sono invece gli alleati che si dividono tra la rabbia per non essere stati avvisati di quanto stava succedendo e la delusione per l’ennesimo passo falso di una campagna elettorale che definire zoppicante è riduttivo.
«Ci state bersagliando di telefonate ma ne sappiamo meno di voi» commenta amaramente un partecipante al tavolo della coalizione sin dai primi mesi, mentre le risposte alle telefonate iniziano a diventare sempre più rade. Spunte blu ai messaggi whatsapp tante, ma risposte poche: la realtà è che tutti sanno quello che sta per succedere, ma nessuno vuole crederci fino in fondo. «Stiamo bruciando un altro candidato, è assurdo», dice un big dem, mentre qualcuno commenta amareggiato: «Stiamo portando Occhiuto in carrozza...».
Il ritiro della Ventura, il passo di lato e nessun passo in avanti
A pochi minuti dal fischio più atteso, quello di avvio della partita tra Italia e Belgio, arriva il paso doble di lato del candidato dem: «Faccio un passo di lato per tutelare le aziende e i lavoratori». Eppure, quelli che si sentono poco tutelati sono proprio le diverse anime della coalizione, che apprendono di questa decisione pochi minuti prima della diramazione del comunicato. «Avevo provato a fare presente questa situazione sia ai colleghi calabresi che ai vertici, ma nessuno mi ha voluto dare ascolto…» commenta su WhatsApp un big della deputazione grillina.
C’è chi prova a trincerarsi dietro un “no comment” per sfuggire alle domande, ma poi si lascia sfuggire una frase più che sibillina: «Noi abbiamo i problemi nostri a Roma e già abbiamo fatto fatica a far digerire questo accordo, così si mette a rischio tutto». La partita degli azzurri è seguita con disattenzione, visto che i cellulari continuano a squillare e si pensa più alla Caporetto pomeridiana: al triplice fischio finale, mentre la nazionale di Mancini chiude le ostilità, la coalizione giallorossa inizia un tempo supplementare tutto da chiarire.
Sul campo restano tutte le difficoltà di una rosa che il selezionatore tecnico di questa coalizione ha scelto in maniera raffazzonata e che adesso ha una panchina troppo corta: sono stati già bruciati due goleador e il calciomercato resterà aperto ancora per poco. Ma la domanda vera è un’altra: ci sono ancora giocatori disposti a far parte di questa squadra? La realtà la dice, a fine serata, un dem di lungo corso in un laconico messaggino: «Adesso è davvero un salto nel buio».