In campagna elettorale c'è chi è riuscito a risvegliare l'entusiasmo della gente e chi invece ha avuto riscontri deludenti. Bagni di folla per Conte e Meloni, non lo stesso si può dire per i maggiorenti nazionali del Pd
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Se a votare fossero le piazze, o per meglio dire coloro che in piazza ancora ci vanno per sostenere i loro leader politici di riferimento, Catanzaro nell’ultima settimana avrebbe dato la sua indicazione di preferenza. Netta e incontrovertibile, oltretutto. Perché il capoluogo ha offerto a due esponenti di primissimo piano altrettanti bagni di folla con tanto di tifo, quasi da stadio. Ma chi sono i beneficiati di tanto calore umano e fervore militante? Semplice: l’eroina del centrodestra Giorgia Meloni e il flemmatico, ma determinato, ex premier e soprattutto attuale presidente dei pentastellati Giuseppe Conte (saremmo portati a definire maggiorente del centrosinistra per l’alleanza ormai consolidata fra l’M5S e il Partito Democratico salvo la consapevolezza di attirarci tanti strali da più parti). Comunque sia, come premesso, entrambi hanno fatto incetta di presenze - in molti casi entusiastiche - in pressoché la totalità delle tappe effettuate nel tour elettorale calabrese.
Circostanza che, almeno a livello locale, ha fatto storcere parecchi nasi. Soprattutto in casa Pd, però. Considerato come all’interno del centrodestra il successo di pubblico meloniano, per così dire, non ha di certo impensierito i diretti rivali interni alla coalizione della Lega. E il motivo, anzi i motivi, è presto detto. Intanto perché, nel bene o nel male, Capitan Matteo Salvini in passato, pur tra mille aspre contestazioni di chi lo detesta, buoni numeri li ha comunque fatti registrare.
E poi perché il Carroccio di Calabria non può certo contare su un consolidato radicamento territoriale fatto di migliaia di militanti di vecchia data. Parliamo di gente fidelizzata negli anni che, insomma, accorre a prescindere quando arriva il “capo” appunto per chiamare a raccolta i simpatizzanti locali. Faccenda assai diversa invece per i Democrat che nel weekend scorso hanno organizzato - dopo un po’ di assenza, quantomeno così in grande stile - la Festa dell’Unità nel quartiere marinaro con una carrellata di super ospiti d’onore. Si tratta, fra gli altri, di Nicola Zingaretti, Paola De Micheli, Simona Malpezzi, Beatrice Lorenzin e per finire addirittura il segretario Enrico Letta. La creme de la creme dei Dem, in sostanza, con personalità che di… mestiere hanno fatto, o fanno, il presidente del Consiglio, il ministro, il governatore o il capogruppo dei senatori. Eppure di folle oceaniche neanche l’ombra.
Ma un popolo di sinistra, o comunque di centrosinistra, anche in vista delle Regionali 2021 non può che aggrapparsi all’adagio di uno statista socialista del calibro di Pietro Nenni, il quale era solito ammonire rispetto alle elezioni con l’adagio «piazze piene, urne vuote». Speranza a cui i dirigenti del Pd, in particolare a Catanzaro dove le soddisfazioni mancano da tempo, si stanno aggrappando con tutte le forze.
Già, ma chi sono i dirigenti di cui sopra? Bella domanda. Solo che, almeno al momento, è francamente arduo rispondervi, considerato come a livello cittadino e provinciale si sia negli ultimi anni registrato un vuoto anche abbastanza evidente sotto questo profilo. Sarà la ragione per cui, più che pensare al sostegno del partito, la maggior parte dei candidati democratici si sta ispirando di più al proverbio «ognun per sé e Dio per tutti». Forse conscia del fatto che, alle latitudini calabre, il marchio lettiano sembrerebbe non “tirare” più. Ma chissà, magari è solo un’impressione. E per giunta errata. Gli indizi in tal senso, però, parrebbero viceversa esserci proprio tutti, apparendo anche come “gravi, precisi e concordanti”.