Qualcuno ha decisamente sbagliato i calcoli nel centrodestra, in cui nel capoluogo sono cadute parecchie teste coronate con la conseguente elezione di un solo esponente della città: il leghista Filippo Mancuso. Adesso, però, è già battaglia per il successore di Abramo
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Il meccanismo del quorum, chiamiamolo così, ha messo fuori gioco tanti big nella circoscrizione Centro in cui era già stato segnalato l’allarme rosso per alcune liste nelle quali - al di là di un paio di candidati forti - mancava per il resto un quoziente sufficiente di voti per centrare l’obiettivo. È così che due realtà forti quali Forza Azzurri, in pratica la compagine diretta emanazione del presidente Roberto Occhiuto, e l’Udc sono rimaste a bocca asciutta. Stessa cosa dicasi per Noi con l’Italia, che però non aveva oggettivamente molte chance per entrare a Palazzo Campanella.
Un ragionamento complessivo che in molti avevano fatto, per la verità, ma forse sperando in una percentuale più alta di votanti o nella conferma di un numero di preferenze tale che avrebbe ammortizzato la debolezza manifesta e intrinseca di varie liste. Raggruppamenti talvolta “cuciti su misura” a beneficio di qualche candidato, ma con scarsa lungimiranza.
Una miopia da parte di alcuni leader locali che a prescindere dal superamento della fatidica soglia del 4% (da totalizzare a livello regionale) non hanno considerato una serie di variabili nient’affatto trascurabili come ad esempio la caratura di Forza Italia che nel “collegio” Catanzaro-Crotone-Vibo ha allestito una corazzata in cui non ha preso il seggio gente capace di ottenere rispettivamente oltre 6.700 e 5.500 preferenze. È il caso, per certi versi eclatante, di Antonello Talerico e Silvia Parente. Aspiranti consiglieri che, pur non riuscendo a farcela, hanno per così dire prosciugato il bacino d’utenza di altri volti storici del centrodestra quali, su tutti, Baldo Esposito ma anche Flora Sculco (sua collega di partito che non per niente aveva accettato di buon grado la temibile concorrenza in… casa di un esponente del calibro dello stesso radiologo catanzarese appunto in considerazione dell’assoluta impellenza di alzare il coefficiente dello Scudocrociato), ma anche di Filippo Pietropaolo e Frank Mario Santacroce.
Discorso a parte per Tranquillo Paradiso che grazie all’apporto del “figliol prodigo” del centrodestra Sergio Costanzo, il quale lo ha appoggiato come al solito al massimo delle proprie possibilità, ha quasi raddoppiato i consensi dai duemila del gennaio 2020 ai quattromila di ieri restando tuttavia lontano dal coefficiente generale che gli avrebbe consentito di ottenere il successo auspicato.
Risultati chiari, dunque, che nello schieramento opposto hanno ad esempio penalizzato in maniera significativa il sindaco di Sellia Superiore Davide Zicchinella, propostosi nella compagine dell’alfiere del centrosinistra Amalia Bruni. Ma la partita interessante resta quella della coalizione a trazione forzista che nel capoluogo ha ad esempio pagato le laceranti divisioni interne.
Che, se si esclude Montuoro quale espressione territoriale della provincia catanzarese e quindi non della città, hanno determinato la conservazione del posto a Palazzo Campanella del solo Mancuso su dieci eletti in totale, considerando pure il rappresentante del fronte Dema. Poco, troppo poco, per non capire che molte cose non hanno funzionato. Argomento che di sicuro terrà banco anche nell’immediato futuro con il derby già in atto fra Fratelli d’Italia da una parte e il cartello formato da Sergio Abramo, Piero Aiello ed Esposito, dall’altra, in competizione sul nome del prossimo primo cittadino. Ma segnaliamo infine la nota stampa di plauso del vicepresidente del sindacato Fsp della polizia di Stato del collega Montuoro.