Parenti e amici imprenditori ma anche forme di autofinanziamento. Ma tutti sembrano spendere "poco", anche perché la legge è severa e chi supera il tetto massimo rischia non solo una pesantissima sanzione pecuniaria ma anche di perdere la carica (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo a firma Lucio Musolino in cui viene riportata una intercettazione dell’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo datata 28 gennaio 2018 in cui dice: «Stasera sono partiti 11/10 mila euro...non tutti vogliono fare le cose in maniera tracciabile».
Il riferimento è al “costo” e ai finanziamenti della campagna elettorale di Giacomo Mancini, candidato alle elezioni politiche di marzo 2018 col Pd, ma in precedenza alle regionali 2014 con Forza Italia.
È chiaro che eludere gli obblighi previsti dalla legge sulla trasparenza nelle rendicontazioni dei finanziamenti elettorali ricevuti può celare legami imprenditoriali (e non solo quelli) che non si vuole far venire a galla. Ma pochi sanno che il tetto massimo di spesa per ogni candidato alle elezioni è pari a 38.802,82 e fare il furbo potrebbe, addirittura, “costare” la tanto ambita carica ottenuta.
Massimo 38mila euro a candidato e carica a rischio se si sgarra
La disciplina delle spese per la campagna elettorale dei candidati alla carica di consigliere regionale e di Presidente della Regione è regolata dalla legge 43 del 1995 e dalla legge 5151 del 1993. È previsto che entro tre mesi dalla data della competizione elettorale ogni candidato è obbligato a rendicontare in dettaglio al collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello di Catanzaro le spese sostenute e i contributi e servizi ricevuti da terzi. Per chi non rispetta il tetto di 38.802,82 (più 0,0061 moltiplicato per il numero dei cittadini residenti nella circoscrizione, ossia circa 4357 euro per la provincia di Cosenza; 3250 euro per l’area metropolitana di Reggio Calabria e 4346 euro per l’area centrale della Calabria), sono previste fior fior di sanzioni.
In caso di violazione dei limiti di spesa previsti per i singoli candidati, il Collegio regionale di garanzia elettorale applica una sanzione pecuniaria che può raggiungere il triplo dell’importo non dichiarato, mentre per chi supera il limite di legge per un importo pari almeno al doppio previsto, invece, oltre alla sanzione è prevista la decadenza dalla carica per la quale si è stati eletti. Chi non adempie agli obblighi o dichiara somme inferiori al vero “scende” nel penale ed è punibile con una multa e con la pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Anche in quest’ultimo caso, quindi, poltrona a serio rischio.
Consiglieri regionali formichine... eletti con pochi spiccioli
Molti dei protagonisti dell’ultima campagna elettorale regionale che hanno ottenuto un grandissimo numero di preferenze personali alle urne, hanno speso davvero poco alla luce delle dichiarazioni da loro stessi fornite al collegio elettorale.
Domenico Creazzo eletto con Fratelli D’Italia con 8033 preferenze e arrestato poco dopo perchè accusato di voto di scambio politico-mafioso, ha dichiarato di aver speso 7.399 euro.
L’ex presidente del Consiglio regionale e ex coordinatore per la provincia di Catanzaro di Forza Italia, Domenico Tallini, rieletto “a furor di popolo” con 8.018 preferenze personali, ha dichiarato di aver speso 4.732 euro per la sua campagna elettorale “low cost”. Oggi è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso.
Giuseppe Neri, attuale Presidente della Commissione bilancio, rieletto con 7388 preferenze personali con Fratelli D’Italia dopo un passato nel Pd, ha speso 4.295 euro. Simile cifra per il consigliere Udc Nicola Paris (eletto con 6.058 preferenze), che raggiunge i 4.800 euro.
Il “callipiano” Graziano Di Natale, eletto con 4.752 preferenze, ha dichiarato 5.679 euro, il capogruppo dell’Udc Giuseppe Graziano, che ha ottenuto 4.877 preferenze, ha speso 6.973 euro; il capogruppo della lista “Jole Santelli Presidente” Vito Pitaro ne ha spesi 7.160 (5.070 preferenze), mentre il capogruppo della “Casa delle libertà” Giacomo Crinò (4.222 preferenze) ha dichiarato 8.409 euro di spese.
In casa dem Libero Notarangelo, eletto con 6.045, ha dichiarato 7.346 euro di spese sostenute, mentre il capogruppo Domenico Bevacqua (7.521 preferenze) 13.800 euro. Il “subentrato” (a Creazzo) Raffaele Sainato ha dichiarato di essersi autofinanziato per 1.424 euro (ottenendo 3.897 preferenze alle elezioni), mentre il neo-collega Frank Mario Santacroce ha dichiarato di non aver sostenuto spese, avendo comunque ottenuto 4.921 preferenze.
Non manca il sostegno dei parenti
Pietro Raso, ex sindaco di Gizzeria e consigliere regionale della Lega eletto con 4.708 ha sostenuto spese per 19.717 euro. A finanziargli la campagna elettorale in gran parte sono stati i parenti Massimiliano, Mario, Fabio e Andrea Raso (rispettivamente con bonifici da 5.000, 4.000, 4.500 e 577 euro).
Gianluca Gallo, eletto con Forza Italia e 12.053 preferenze, attuale assessore regionale all’agricoltura, ha sostenuto spese per 13.185 euro, metà autofinanziate e metà pagate da Paolo Francesco Gallo (con 4000 euro) e dalla moglie Alba Cosco (con 2500 euro).
I grandi finanziatori
Flora Sculco, rieletta nelle liste dei Democratici e Progressisti con 6.043 ha ricevuto 19.500 di contributi finanziari per la sua campagna elettorale. Oltre i 2.500 euro ricevuti dalla madre, all’unica consigliera regionale crotonese è arrivato il sostegno economico della società “Le Verdi Praterie” di Isola Capo Rizzuto, nata nel 2005 grazie a Massimo Marrelli. Da questa s.r.l. sono arrivati 5.000 euro per la campagna della Sculco, mentre altri 5.000 dalla Marrelli Health s.r.l.
2.000 euro, invece, li ha ricevuti dalla F.A.S. Hospital s.r.l., società che opera da oltre 15 anni nel settore delle forniture agli Enti Pubblici e alle organizzazioni sanitarie pubbliche e private (nel 2014 si aggiudicò un lotto da 1,6 milioni di euro per la fornitura triennale in service di sistemi per gruppi sanguigni, sacche, nat , prodotti per donazioni e trasfusioni” per la aziende sanitarie ed ospedaliere della Regione Calabria). Fa parte del Gruppo Maffei dell’imprenditore Michele Maffei.
5.000 euro, invece, sono arrivati dalla V-Accomodation s.r.l., società che si occupa di Bed&Breakfast la cui amministratrice unica è l’imprenditrice crotonese Carmela Sanguedolce.
Filippo Maria Pietropaolo, capogruppo di Fratelli D’Italia ed eletto con 4.163 preferenze ha dichiarato di aver sostenuto 7.125 euro di spese. I contributi gli sono arrivati per 3.000 euro da Futura s.r.l., società del “Gruppo Pietropaolo”, la cui rappresentante è Giovanna Famularo e per 5.000 euro da Faultless Consulting s.r.l. di proprietà di Futura s.r.l. e per il 20% del catanzarese Domenico Ferrari.
Chi finanzia i candidati del Pd?
Il consigliere regionale del Pd ed ex Sindaco di Serra San Bruno, Luigi Tassone (eletto con 5.366 preferenze personali) si è anch’esso auto finanziato, ma ha anche ricevuto un finanziamento di 1.000 euro da Ricky Anthony Muzzì, titolare della Muzzì s.r.l., rinviato a giudizio per il reato di falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità, in quanto è uno dei protagonisti di quella che le cronache hanno raccontato come la “guerra dei carburanti” di Serra San Bruno.
I finanziatori del responsabile nazionale “crisi industriali” del Pd, Carlo Guccione, rieletto con 6.263 preferenze personali, sono molteplici. Lui ha speso 12.872 euro. A lui, tra i vari contributi, sono arrivati 4.000 euro da Luigi Pranno, responsabile dell’Unità di riabilitazione intensiva dell’Irccs di Cosenza, mentre 1000 euro da Bruno Fucilla, presidente del consiglio di amministrazione della clinica Villa del Sole e 500 dal commercialista Marcello Belmonte.
1.500 euro direttamente dal fratello, Massimo Guccione e 500 da un’altra parente, Maria Teresa Palermo. Microdonazioni, invece, dagli amici di partito. A titolo personale, 400 euro dal Presidente della provincia di Cosenza Franco Iacucci e 200 dal “suo” vicesindaco ad Aiello Calabro, Luca Lepore; stessa somma da Gianluca Falbo, assessore di Cassano allo Jonio, dal segretario Pd di Castiglione cosentino Francesco Librandi, dall’ex segretario regionale Cisl Enzo Damiano e dall’ex segretario Pd di Fagnano Giuseppe Terranova.
L’ex Sindaco di Pianopoli e segretario provinciale del Pd di Catanzaro Gianluca Cuda, non eletto, nonostante le 5.072 preferenze personali ricevute a gennaio, ha dichiarato di aver speso 2.803 euro per la sua campagna elettorale. Tra i suoi finanziatori, con un contributo di mille euro, l’avvocato Tonino Barberio, ex segretario del Pd di Lamezia Terme che con Cuda ha ricoperto il ruolo di componente dello staff dell’allora Presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno (insieme anche al mandatario elettorale di Cuda, Pino Tomasello).
A finanziare l’ex Sindaco (al quale è subentrata la sorella Valentina alle ultime amministrative) ci sono “microdonatori” di Pianopoli: Raffaele Mangani, titolare dell’omonima azienda agricola di Pianopoli con 200 euro; Giovanni Costanzo, titolare di una azienda di Pianopoli che si occupa di serrande avvolgibili con 500 euro; Il commercialista Luciano Gigliotti con 100 euro; Antonio Gigliotti e Simona Luccarini di Fiscal Focus con 500 euro; l’ingegnere Pasquale Materazzo, già progettista del piano strutturale comunale di Pianopoli (la sua firma compare sia nella valutazione ambientale strategica che nel rapporto preliminare ambientale) con 500 euro.
E se nelle citate intercettazioni riportate dal Fatto c’è anche l’ex Consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato che al telefono dice che per Giacomo Mancini: «ci vogliono dai 40 ai 50 mila», i nostri politici regionali, alla luce delle rendicontazioni, hanno fatto una campagna elettorale regionale da carmelitani scalzi.