Dopo il ritiro di Marcello Pittella che non sarà più candidato governatore per ricompattare la coalizione lucana di centrosinistra, all'interno della maggioranza in Consiglio regionale qualcuno inizia a pensare ad un'ipotesi del genere in salsa calabra
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Una suggestione. Un’ipotesi appena sussurrata negli affollatissimi corridoi del Pd calabrese che si avvicina, malconcio e lacerato, alle primarie del 3 marzo. “E se Mario Oliverio decidesse di fare un passo indietro per riunire il centrosinistra?”. La domanda soffia spinta dal vento che proviene dalla vicina Basilicata dove, all’interno della coalizione di centrosinistra, si è appena registrato un clamoroso colpo di scena. Il governatore uscente Marcello Pittella, da tempo sospeso per gli effetti della legge Severino dopo un suo coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria sulla sanità regionale, ha rinunciato a ricandidarsi. Eppure il partito regionale lo aveva riscelto provocando un autentico terremoto nella coalizione con Leu che si era prontamente sfilato.
Pittella ha deciso di rinunciare alla ricandidatura, ma ha indicato lui un candidato di superamento individuato nel farmacista Carlo Trerotola. Ciò dovrebbe servire a riunificare la coalizione e consentire a Pittella di tornare in Consiglio regionale alla guida di una sua lista. Bene. Più di qualcuno dentro il Pd calabrese ha cominciato a guardare al modello Basilicata con una certa curiosità. Le analogie tra la situazione di Oliverio e Pittella, seppure diverse tra loro, sono tante. E anche la coalizione calabrese, al momento, soffre di continui abbandoni e mal di pancia. Giuseppe Neri, Franco Sergio e Antonio Scalzo hanno appena salutato spostandosi verso Raffaele Fitto e il centrodestra. Ma il fronte dei malpancisti è sempre più ampio: basta pensare a Carlo Guccione che ha appena chiesto la fine anticipata della legislatura. Lo stesso Guccione, poi, insieme all’ex deputato vibonese Bruno Censore ha approntato una lista autonoma a sostegno di Nicola Zingaretti in vista delle primarie per la scelta del segretario nazionale del Pd. Un chiaro modo per provare a indebolire la posizione del governatore.
Ci sono poi renziani di Ernesto Magorno e Nicola Irto che, forti dell’appoggio del commissario Stefano Graziano, non hanno mai fatto mistero di pensare alle primarie come metodo per la scelta del prossimo candidato alla carica di governatore, senza dare per scontata la ricandidatura dell’uscente. In Consiglio regionale, infine, i numeri della maggioranza dopo le ultime defezioni sono a forte rischio e si ipotizzano scenari cupi già a partire dalle prossime riunioni dell’assemblea. Un modo per venire fuori dalla crisi, insomma, è quanto mai necessario. Per Oliverio sarebbe un toccasana, ovviamente, la revoca della misura cautelare dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore. Così come un ottimo risultato della lista “Piazza Grande” alle primarie potrebbe fare la differenza. Nell’attesa, però, i movimenti interni si susseguono e la navigazione è diventata pericolosissima. Tanto che, almeno fino ad oggi, sono stati rinviati tutte le riunioni e i vertici che erano stati pensati per far tornare il sereno in Consiglio con l’istituzione di una cabina di regia e l’assegnazione delle deleghe ai consiglieri. Ed allora mentre si aspettano le evoluzioni dello scenario, c’è chi guarda alla vicina Basilicata e ipotizza un possibile passo indietro (o di lato) del presidente della giunta. Magari anche solo per scoprire l’effetto che fa.
Riccardo Tripepi
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