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Un partito nel caos. È il Pd a Vibo Valentia. È quello che resta di quel drappello di 11 consiglieri comunali che diede vita al gruppo unitario all’indomani della sconfitta elettorale del 2015. Una squadra che avrebbe potuto spostare gli equilibri all’interno dell’assise cittadina a fronte di una maggioranza in eterna fibrillazione.
Ma quell’unità, cercata con insistenza dal già candidato a sindaco Antonio Lo Schiavo, com’è noto durò ben poco e la fronda interna mise fine alla sua leadership, portandolo allo strappo e all’adesione al movimento progressista di D’Alema e Speranza insieme ad altri due consiglieri, Loredana Pilegi e Rosario Tomaino. Nelle ultime ore ha tolto il disturbo anche l’ex assessore all’Urbanistica della Giunta D’Agostino Nuccio Falduto, che si rifà ora all’area del consigliere regionale Vincenzo Pasqua.
Da 11 a sette, dunque, e l’emorragia non finirà qui… visto che è anche il segretario cittadino del partito, Stefano Soriano, a prendere posizione in aperto dissenso con la gestione della corrente maggioritaria incarnata dal deputato Bruno Censore e dal segretario provinciale Enzo Insardà. Una riflessione che presto porterà anche il suo consigliere di riferimento, Maria Fiorillo, fuori dalla casa dei democratici. Altri colleghi potrebbero seguirla. I ben informati danno infatti Nino Roschetti in uscita dal gruppo in direzione degli scranni della maggioranza.
Soriano, ma cosa sta succedendo nel Pd a Vibo Valentia?
«È arrivato il momento di chiarire alcune posizioni assunte dal partito negli ultimi due anni. Io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità come ho sempre fatto. A fare non uno, ma cento passi indietro per rilanciare e ricostruire questo partito. Tuttavia non posso né tollerale né accettare che chi è quantomeno corresponsabile con me e con altri di questa situazione, passi come il salvatore della patria. Quando si fa “mea culpa” lo si fa tutti e si riparte».
Questa riflessione dove la porterà?
«Sicuramente non mi porterà a lasciare il partito come magari qualcuno spera. Io sono del Partito democratico. L’ho costituito 10 anni fa insieme a tanti altri compagni. Non è mia intenzione abbandonare il Pd. Di certo è una riflessione che dopo diversi anni di segreteria cittadina devo fare, perché è necessaria per rilanciare l’azione del partito. Non con me in prima persona, magari con altri. Non so ancora quale sarà la discussione che verrà fuori ma, ripeto, io sono disponibile a fare cento passi indietro per questo partito e per questa città, che è poi quello che deve essere il nostro interesse e che forse negli ultimi anni un po’ tutti abbiamo perso di vista».
Come giudica l’azione del Pd in consiglio comunale?
«Non è mia consuetudine esprimere giudizi netti. Di certo questa situazione che si è venuta a creare da subito dopo la sconfitta alle elezioni, anche per mia responsabilità e per responsabilità di tanti altri compagni dirigenti, non ha giovato all’azione politica del gruppo che, per diversi motivi e responsabilità di tutti (di chi è andato via e di chi è rimasto), si è depotenziata e ha puntato più a risolvere questioni interne al partito che a fare magari un’opposizione forte e incisiva. Mi auguro che si riesca, dopo questa riflessione, a ripartire in maniera più incisiva».
Stefano Mandarano