«La legge che permette alle donne di abbattere quel muro politico-sociale che le tiene fuori dal consiglio regionale continua a non arrivare in aula, nonostante gli annunci disattesi e le false promesse del capogruppo Pd». Così la dirigente del Partito democratico, Alessia Bausone.


«Metterci la faccia - spiega -, è questo il più grande terrore dei consiglieri regionali. Perché, lo sappiamo tutti, se la riforma arriva in aula sono tutti costretti o a votarla o a transitare nell’IdM, quell’“Italia dei maschi” tanto cara a Orlandino Greco, divenuto simbolo negativo delle lotte per la parità di genere, a partire dalla ”sua” Castrolibero dove è consigliere comunale e dove il Sindaco, suo parente, non rispetta la legge sulle quote rosa in Giunta con il placet servile di una componente della Commissione regionale pari opportunità, Nicoletta Perrotti, che di quella giunta è assessora».


La rappresentante democrat ha evidenziato che «il silenzio sul tema del Presidente della Regione Mario Oliverio che incontrò a settembre una delegazione di donne del suo Partito, salvo poi chiedere il rinvio della legge arrivata in aula (causa viaggio canadese, proprio con Greco), è emblematico, dato che nella campagna elettorale del 2014 prese un preciso e pubblico impegno».


Secondo la Bausone «aprire le porte di Palazzo Campanella alle donne con l’introduzione della doppia preferenza è il minimo comune denominatore di qualsiasi Governo che si voglia dire progressista, oltre ad essere un obbligo di legge e una battaglia politica portata avanti a livello nazionale da anni dal Partito democratico e più di recente dalle amiche di TowandaDem».


«Mentre – prosegue - i consigli comunali calabresi, a partire dal capoluogo di Regione, continuano a deliberare a favore della doppia preferenza e alla Camera dei Deputati si attendono le risposte alle numerose interrogazioni parlamentari provenienti da più parti, nei due consigli regionali calendarizzati per il mese di febbraio, non vi è traccia della riforma necessaria promessa e ripromessa».


La dirigente ha concluso sottolineando che «da Statuto regionale entro fine marzo c’è l’obbligo di portare la legge approvata dai Comuni nell’aula del Consiglio regionale, ma il dato politico è che i consiglieri le donne le vedono solo in orizzontale e non come rappresentanti dell’altra metà della Calabria che loro continuano ad ignorare».