È quanto propone il comitato che sostiene la candidatura a sindaco del docente universitario che rimane al centro del dibattito politico locale dopo la sua proposta di riunire nel capoluogo regionale le sedi di Giunta e Consiglio
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Il candidato a sindaco di Catanzaro Valerio Donato è ancora una volta finito al centro del dibattito politico, locale e non solo, dopo una sua affermazione di pochi giorni orsono inerente a una possibile - anche se, almeno allo stato, forse neppure ipotizzabile - (ri)unificazione delle sedi di Consiglio e Giunta regionali nel capoluogo. Un dato consolidato in tutte le altre realtà italiane, a eccezione del Trentino, in cui però esistono sotto il profilo normativo le Province autonome di Trento e Bolzano, e dell'Abruzzo, tuttavia soltanto sul piano formale, in cui, come ovvio in particolare nel periodo post terremoto del 2009 ma anche prima, è operativa una struttura consiliare molto articolata anche a Pescara senza però che siano mai state definitivamente "bypassate" quelle principali de L'Aquila come invece accaduto in Calabria con Reggio.
Comunque sia, alla pioggia di critiche abbattutasi sul prof a mezzo stampa con la relativa accusa di alimentare la divisività fra le città dei Tre Colli e dello Stretto che gli hanno mosso anche molti esponenti politici e partitici (in misura maggiore i rappresentanti del Pd) catanzaresi, hanno fatto da “ombrello” i donatiani. I quali, neanche a rimarcarlo, hanno difeso a spada tratta il loro alfiere parlando peraltro di proposta sensata di cui poter discutere in futuro allo scopo di porre fine a una sorta di anomalia tutta calabrese. Niente di più, insomma.
Al di là di ogni considerazione in merito, però, il docente che ambisce al vertice di Palazzo De Nobili ha adesso acceso un'altra miccia politica, pur ponendo un'istanza in apparenza normale: la richiesta del suo comitato elettorale di applicazione del sorteggio degli scrutatori contro il sistema della «nomina da parte dei gruppi consiliari che rischia di rappresentare un vero e proprio meccanismo clientelare da scongiurare con forza e senza esitazioni».
È quanto è in sostanza stato chiesto in un breve comunicato stampa del fronte donatiano, in cui si è esordito così: «In vista delle imminenti Amministrative sosteniamo l'indirizzo del sorteggio tra quanti siano disoccupati e iscritti al centro territoriale per l'Impiego, ai sensi di legge, o fra gli studenti che non svolgano alcuna attività lavorativa retribuita a condizione della loro regolare iscrizione nel vigente Albo comunale. Vigileremo inoltre, affinché sia assicurata ai componenti dei vari seggi - ha proseguito il testo - un'adeguata formazione sulle procedure di spoglio e sulla legislazione in materia di scambio elettorale».
E quest'ultimo passaggio della nota non è certo "roba da poco", se lo si valuta alla luce del clima di scontro, addirittura frontale, che si profila tra gli schieramenti in lizza alla tornata del prossimo 12 giugno dal momento che i spporters di Donato (esperto e docente di Diritto all'università Magna Graecia) puntualizzano un elemento sulla carta scontato. Ma che nella pratica non è affatto certo lo sia. Il riferimento è al fatto che chiunque presieda, o sia componente di un qualunque seggio, debba essere ben preparato sulle delicate mansioni da espletare considerato come, soprattutto in un'eventuale elezione sul filo del rasoio, le decisioni sulle schede "contestate" riguardo alla validità o alla dubbia espressione del consenso può avere un peso notevole. Eccome.