L'ex vice presidente della Regione non potrà più rimanere in Calabria. Era già rimasto coinvolto in altri procedimenti giudiziari
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Tra i nomi eccellenti dell’operazione antimafia “Rinascita-Scott” portata avanti dai carabinieri del Ros di Catanzaro e dal comando provinciale di Vibo Valentia compare anche quello di Nicola Adamo, marito della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio, accusato di traffico di influenze. Per Adamo, ex vice presidente della Regione Calabria, oltre che consigliere regionale per 5 legislature e fedelissimo del governatore Mario Oliverio, è stato disposto il divieto di dimora in Calabria.
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I precedenti giudiziari
Adamo era già rimasto coinvolto in precedenti procedimenti giudiziari: nel settembre 2006 aveva ricevuto un avviso di garanzia nell'ambito dell’inchiesta Why not: si ipotizzavano a suo carico i reati di truffa, abuso d'ufficio e associazione a delinquere per ipotetici finanziamenti "pilotati" che avevano interessato aziende amministrate dalla moglie. Il 21 febbraio 2014 dalla Corte d'appello di Catanzaro arriva l'assoluzione.
Inchiesta Eolo
Il 25 ottobre 2012 gli era stato notificato l'avviso di conclusione indagini con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e minaccia nell’ambito dell’inchiesta Eolo relativa al settore dell’energia eolica in Calabria, e in particolare nel filone legato ad una presunta tangente di due milioni e 400mila euro che sarebbe stata promessa ed in parte sborsata, per la realizzazione del parco eolico “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle “Linee guida sull’eolico”.
Erga omnes
Successivamente era stato raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora, poi annullato dai giudici della suprema corte, per evitare la reiterazione dei reati contestati o un eventuale inquinamento delle prove a suo carico nell’ambito dell’inchiesta Erga omnes, meglio conosciuta come Rimborsopoli.
Accusa di associazione a delinquere
Infine lo scorso mese di ottobre la procura di Catanzaro aveva chiesto il suo rinvio a giudizio per l'inchiesta sugli appalti riguardanti la costruzione della metropolitana leggera destinata a collegare Cosenza, Rende e l'Università della Calabria oltre al nuovo ospedale di Cosenza.