L'ex vicensindaco commenta la decisione della Corte dei Conti e la gestione dell'attuale primo cittadino: «Numeri più chiari delle parole»
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«Se i numeri sono numeri e i debiti del comune di Cosenza certificati al 2011 erano veramente 150 milioni di euro, ed oggi sono lievitati a 350 milioni, 200 milioni di euro non possono che essere addebitabili alle due legislature occhiutane». Lo afferma in una nota Katya Gentile, presidentessa dell'Associazione Legittimamente.
Dissesto e predissesto sono cose diverse
«A niente - aggiunge - servono, quindi, le bugie su conti migliorati, spesa ridotta e debiti ereditati. Poco o nulla poi, influiscono sulla mole debitoria le opere pubbliche, se è vero che si è sempre attinto a finanziamenti pubblici, per come strombazzato negli anni. È una bugia clamorosa che il predissesto e il dissesto siano la stessa cosa, come vorrebbe far credere il sindaco, attraverso le sue dichiarazioni, e non è vero che siamo in dissesto dal 2011. Altrimenti, come io gli avevo chiesto fin dal primo giorno - sottolinea l'ex vicesindaco - avremmo dovuto noi stessi consegnare i bilanci alla Procura della Corte dei Conti. Il Comune sarebbe stato commissariato per due o tre anni, i conti sarebbero stati rimessi a posto ed oggi non saremmo dovuti andare a rappresentare le nostre controdeduzioni davanti ai magistrati contabili, per giustificare uno scostamento, in aumento costante, di tutti i numeri previsti in una procedura di riequilibrio finanziario, che lo stesso Comune ha scientemente stilato e si era impegnato a mantenere».
Mancano ancora i dati dell'ultimo anno
La verità, e non tutta, ricordiamoci che i giudici hanno esaminato gli atti fino al primo semestre 2018, è scritta, con dovizia di dettagli allarmanti e di numeri inconfutabili, in quelle 69 pagine della delibera 66 della Sezione di Controllo. E allora basta con queste fregnacce, buone da dare in pasto al popolino mediocre di yes man che lo circonda. Se le stesse giustificazioni le hanno portate davanti al collegio - scrive ancora Katya Gentile - credo che i giudici, con dati alla mano, ognuno nel proprio intimo, per rispetto alla toga che indossano, gli abbiano fatto una grande pernacchia, anche solo per l'offesa alla propria intelligenza. E mentre nel buio delle segrete stanze il sommo va urlando con trasporto che i consiglieri devono dimettersi e sfiduciarlo, perchè "non è giusto che paghiamo un dissesto che abbiamo ereditato", si è premurato di mettere le mani avanti, anche pubblicamente: "in caso di dissesto, ricorreremo alle Sezioni Riunite", come se nutrisse la speranza di trovare il solito paracadute di riserva».
Responsabilità scritte nere su bianco
«Precisando che non vorrei mai scatenargli una crisi di panico - conclude - credo, però, che se la prima volta, nel 2014, le Sezione Riunite hanno voluto dar fiducia all'Amministrazione comunale, accogliendo il ricorso che difendeva la congruità del piano di riequilibrio, e riservandosi le successive verifiche. Ora, all'esito delle stesse, la situazione pare sia leggermente diversa. Le responsabilità ci sono, nero su bianco. Quella fiducia è stata tradita, perchè i numeri parlano chiaro, più delle parole.
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