Dai consiglieri regionali Anastasi e Billari, alla parlamentare calabrese Bruno Bossio, fino ad Arcigay Reggio Calabria: in tanti stigmatizzano le dichiarazioni del vicepresidente calabrese
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Non sono mancate le reazioni da più fronti dopo le parole utilizzate dal vicepresidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, durante un incontro della Lega in Sicilia. «Userò le parole negro e frocio finché campo», ha detto, attirando su di sé fin da subito una vera e propria bufera, scatenata da politici e semplici cittadini.
Arcigay: «Santelli prenda distanze»
«È assolutamente offensivo che chi ricopre un ruolo istituzionale si permetta di fare 'show' rilasciando dichiarazioni che mortificano la vita delle persone, in un momento storico-sociale come quello che stiamo vivendo in Italia dove assistiamo quotidianamente ad atti di discriminazione e violenze». È quanto si afferma in una nota di Arcigay Reggio Calabria. «La Regione ha sostenuto e patrocinato più volte - è detto nella nota - le attività di Arcigay, quella che il vicepresidente chiama lobby gay, condividendone le lotte e le richieste di rivendicazione per la comunità Lgbt, pertanto rimaniamo maggiormente disorientati da affermazioni di tal genere, che offendono non solo chi appartiene alle nostre associazioni e comunità omosessuale, ma colpiscono e sminuiscono la dignità di tutte le cittadine e cittadini calabresi. Non possiamo tollerare questi atteggiamenti - riporta ancora la nota - da chi amministra e rappresenta la nostra Regione per tale motivo chiediamo alla presidente Santelli una presa di posizione contro queste dichiarazioni che altro non sono che linguaggio d'odio che alimenta violenze e discriminazioni. Le associazioni, circoli, comitati, realtà locali e singoli cittadini e cittadine possono sottoscrivere questa richiesta inviando una mail a reggiocalabria@arcigay.it oppure agedo.rc@gmail.com».
Bruno Bossio: «No ai linguaggi d’odio»
«Il vicepresidente Spirlì non può continuare ad utilizzare la sua carica istituzionale per diffondere linguaggi d'odio giustificandoli come semplici scherzi, che nulla hanno da spartire con la libertà d'espressione. Anzi, spesso l'hate speech aiuta a nascondere dietro l'ingiustizia discorsiva razzismo, misoginia e omotransfobia». Ad affermarlo è la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio. «Le istituzioni - prosegue la parlamentare - devono combattere il linguaggio razzista, misogino e omofobo in ogni sede. E per farlo abbiamo bisogno che tutte le forze politiche, in maniera concorde, perseguano su questa via maestra in maniera chiara e determinata, senza ammiccamenti all'estremismo ma in sostegno delle associazioni e degli attivisti che ogni giorno si battono sul campo per i diritti di ognuno di noi. Lo dobbiamo a tutti i cittadini, specialmente quelli più esposti, perché minoranza. Per questo la legge contro l'omotransfobia e misoginia serve e serve subito. Aspettiamo di votarla il 22 ottobre alla Camera per ristabilire, almeno in parte, diritti e civiltà in questo paese».
Anastasi: «Non può passare questo messaggio»
«Da uomo di scuola, prima ancora che da esponente politico, piuttosto che puntare il dito o cedere a facili moralismi, di fronte a certe esternazioni mi pongo soprattutto il problema del messaggio che possa arrivare ai nostri ragazzi». È quanto afferma Marcello Anastasi, capogruppo di "Io resto in Calabria" in Consiglio regionale. «Come facciamo a far capire loro che non si deve mai ricorrere al linguaggio del disprezzo e della discriminazione se a farlo è poi un rappresentante delle istituzioni? Facendo passare come normali certe affermazioni di cattivo gusto si rischia di delegittimare tutte quelle persone che ogni giorno affrontano la missione di insegnare ai ragazzi il rispetto del prossimo e il vivere civile. Questo è un messaggio che non può e non deve assolutamente passare, specie se reso più preoccupante dall'ostentazione di voler reiterare determinati comportamenti. Buon senso vuole che ognuno rispetti quanto impartito dalle istituzioni dello Stato rendendone credibile la funzione socio-educativa. Per il resto ognuno si assuma le responsabilità del suo dire e del suo fare, a maggior ragione chi ricopre alte cariche istituzionali».
Billari: «Buttata cattiva luce sulla Regione e il Consiglio»
«Come riportato, con molto sgomento e, a volte, ilarità, dalla stampa nazionale e locale, abbiamo appreso, non senza sentire disagio intimo oltre che politico, le bizzarre dichiarazioni del Vice-Presidente della Giunta della Regione Calabria, Spirlì, circa l’uso di vocaboli che appartengono, da sempre, ad un frasario pseudo- razzista e sub-culturale nell’indicare alcuni Esseri Umani che, come gli occhi, possono avere pelle di colore diverso o per i loro intimi convincimenti e comportamenti personali». Sono le dichiarazioni del consigliere regionale Antonio Billari. «Nulla osta che come persona e, se lo ritiene opportuno, il Vice-Presidente della Giunta Regionale della Calabria, espressione della Lega Nord, pensi e, al chiuso, esprima ed esponga queste sue idee, ma che lo stesso, sapendo della presenza delle stampa e, peggio ancora, citando una supposta tradizione fonetico-popolaresca calabrese, dia l’impressione che quel tipo di linguaggio e pensiero sia patrimonio, persino intimo, del Popolo e della Gente di Calabria, non solo è censurabile, ma butta una luce tetra sulla Regione Calabria e sul Consiglio Regionale, come, anche, segnalato dagli Organi di stampa. Sarebbe facile obiettare che il Calabrese è il prodotto di un miscuglio di genti e culture che per centinaia e centinaia di anni si sono fuse ed integrate, prima nei loro patrimoni genetici e, poi, nella grande vivacità culturale che, da sempre, ha fatto della Calabria, attraverso i suoi Grandi Figli, pur essi vittime di razzismo, persino ideologico, la Patria dell’Umanesimo e della Filosofia Moderna. Dare ad un innocente termine linguistico dialettale, mai inteso come sfregio razzista nei confronti del proprio Fratello, altri significati, buoni per bassa propaganda, sminuisce, persino, la simbologia felice per cui la Calabria è famosa nel mondo: gli oriundi Bronzi di Riace che sono, essi stessi, emblema di ogni Uomo fuggitivo. Se, poi, si parla di vera Cultura Popolare, nella simbologia della bellissima, bianca, Mata e del moro Grifone, sta la vera essenza della nostra Storia di Integrazione. Né, come fa Spirlì, in termine “Nigra” può essere utilizzato come egli ha fatto. La Calabria è piena di antichissime Madonne e Crocefissi Neri, simbologie popolari di una religiosità, questa sì potente, e che ha accompagnato gli Uomini e le Donne di Calabria in tutti i loro travagli. E mai, queste immagini sacre, furono paragonate o usate per nulla che non fosse il senso profondo di religiosità, appartenenza e integrazione. In ultimo, ci sentiamo di consigliare al Vice Presidente della Regione Calabria, cautela e ponderatezza istituzionale nelle sue uscite pubbliche poiché, per il ruolo che egli ricopre, ogni sua dichiarazione coinvolge l’intera Regione e i Cittadini Calabresi».
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