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Molto difficile procedere ad una riorganizzazione del Pd con il lanciafiamme, così come annunciato dal premier all’indomani della debacle rimediata alle ultime elezioni amministrative.
Se ne è accorto lo stesso premier Matteo Renzi alla direzione nazionale del partito. Il presidente del Consiglio non è arretrato di un millimetro rispetto alle proprie posizioni, ma ha deposto l’idea di non fare prigionieri. E ha incassato le dure critiche provenienti dalla minoranza dem che, adesso, con Massimo D’Alema ha anche presentato una riforma costituzionale alternativa, rispetto a quella votata dal Parlamento, nel caso in cui al referendum di ottobre dovesse vincere il no.
E lo stesso Renzi ha cominciato a spiegare che in caso di bocciatura del referendum si dimetterebbe soltanto da premier, ma non da segretario. “Non lascerò loro anche il partito” ha fatto trapelare dalle colonne de “La Stampa” l’ex sindaco di Firenze che, mai come stavolta, appare in difficoltà nella gestione del partito e del governo.
Un vero e proprio pantano, insomma, che si ritrova anche sui territori. In Calabria la direzione regionale è fissata per sabato, ma al momento nessuna intesa stata raggiunta sul futuro del partito. I dissidenti, guidati da Callipo e Ambrogio, si sono riuniti a Lamezia ma non hanno la copertura, almeno ufficiale, di nessuno dei big. Tanto che anche Arturo Bova, seppure per impegni istituzionali, si è tenuto alla larga dall’appuntamento. Anche se ufficiosamente continua l’incoraggiamento di molti alla loro azione di disturbo. Si vedrà sabato se davvero i dissidenti presenteranno un documento con la richiesta di dimissioni del segretario regionale e, in caso affermativo, che tipo di risposta si avrà dal parlamentino democrat.
Nella confusione generale, tuttavia, la sensazione è che Ernesto Magorno dovrebbe avere un nuovo lascia passare nonostante il crescente livello di critiche. Del resto un segretario dalla leadership debole fa comodo anche al presidente della giunta e ai suoi. Così come è stato dopo la vittoria di Oliverio alle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione e con l’avvio dell’attuale legislatura. Oliverio il cuperliano e Magorno il renziano si sono uniti in un abbraccio strettissimo che ha via via fatto evaporare le distinzioni d’area nella nostra Regione.
In ogni caso, però, si dovranno trovare soluzioni per Cosenza e per le incompatibilità dei segretari provinciali a Reggio e Catanzaro. A Vibo la situazione è ormai da considerarsi sbloccata con il via libera al congresso provinciale arrivato direttamente da Guerini, dopo l’apertura di un vero e proprio caso con le dimissioni minacciate da ben 8 consiglieri comunali democrat.
Pare altrettanto ineludibile per Oliverio mettere mano alla giunta. Un mix di tecnici e politici è la ricetta per il futuro. In modo da poter ricucire i rapporti tra esecutivo e Consiglio e dare un ruolo alla truppa dei delusi che si allarga sempre di più. Ai vari Guccione, Ciconte, Scalzo e compagnia da ieri si è aggiunto Vincenzo Pasqua che ha esplicitamente chiesto cambi urgenti per una squadra che ha definito perdente. Per non parlare di Flora Sculco che qualcuno ipotizza ormai veleggiare a vele spiegate verso il centrodestra dopo la vittoria ottenuta con Pugliese alle elezioni comunali di Crotone.
Provare a tenere tutto insieme, insomma, sarà un’impresa. Il solito miracolo che si chiederà a Marco Minniti che, come da prassi, chiuderà i lavori della prossima direzione regionale.
Riccardo Tripepi