In quella che è considerata una giornata decisiva per il futuro del governo gialloverde, i parlamentari cinquestelle della Calabria tacciono. Soltanto Dalila Nesci, deputata vibonese, ha deciso di dichiarare come voterà alla consultazione online in corso sulla piattaforma Rousseau, organizzata per chiedere ai grillini “certificati” se mandare a processo o meno il ministro Matteo Salvini, indagato per la vicenda della nave Diciotti. Nesci ha spiegato che opterà per il No all’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, votando dunque Sì al quesito proposto, confermando che a suo parere il ritardo dello sbarco dei migranti, circostanza che è costata a Salvini l’accusa di sequestro di persona, si è reso necessario per tutelare un interesse dello Stato.

 

In un video di quasi venti minuti pubblicato sul suo profilo Facebook, prima di rendere nota la sua scelta, Nesci spiega che il voto online non deve essere interpretato come una contrapposizione tra cinquestelle della prima ora, presumibilmente i più ortodossi e meno propensi a negare l’autorizzazione a procedere, e quelli invece più filogovernativi, orientati invece a impedire che Salvini finisca sotto processo. «Entrambe le scelte – afferma Nesci – sono previste dalla nostra Costituzione e vanno rispettate. Se la Costituzione affida al Parlamento il compito di decidere, non ci sto a delegittimare chi voterà per il Sì o per il No. Non capisco, quindi, perché influenti giornalisti ritengano che la nostra decisione possa compromettere il futuro del Movimento».

 

L’allusione sembra essere diretta a Marco Travaglio, che - sebbene non possa essere certo tacciato di ostilità nei confronti dei 5S - negli ultimi giorni è stato durissimo sull’ipotesi che Salvini venga sottratto al giudizio del Tribunale dei ministri. Per il direttore del Fatto quotidiano, infatti, rinnegare il principio fondante dell’”uno vale uno”, significherebbe affossare il lavoro di 10 anni e avviare il Movimento sul viale del tramonto. Una tesi che la deputata originaria di Tropea cerca di allontanare con tutte le forze, affermando che concedere l’autorizzazione a procedere avrebbe l’effetto di sconfessare tutto il Governo, passando per Di Maio e Toninelli.

 

«Dobbiamo capire quali sono le conseguenze delle nostre scelte», avverte Nesci, lasciando intendere che a suo parere ciò che ora conta di più è salvaguardare gli equilibri di governo, perché è indubbio che autorizzare il processo nei confronti del leader leghista potrebbe significare la fine della convivenza a Palazzo Chigi. 
Una posizione, quella della deputata calabrese, non certo pacifica nel Movimento, come dimostrano gli endorsement in queste ore di alcuni sindaci pentastellati molto in vista – Virginia Raggi (Roma), Chiara Appendino (Torino) e Filippo Nogarin (Livorno) - che invece hanno fatto un appello di segno diametralmente opposto, chiedendo che Salvini venga mandato a processo. Senza contare il breve post di Beppe Grillo, che ieri ha seminato scompiglio tra le fila dei 5S, quando ha criticato causticamente la confusionaria formulazione del quesito, che obbliga a votare Sì chi vuole negare l’autorizzazione a procedere e viceversa. «Se voti Sì vuol dire No. Se voti No vuol dire Sì. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!», aveva scritto l'ex leader del Movimento su Twitter. Oggi, però, Grillo ha precisato il suo pensiero, affermando che la battuta è stata «montata ad arte contro il M5S», rinnovando la sua piena fiducia a Di Maio. 

Intanto, a causa dei rallentamenti registrati sulla piattaforma Rousseau, la chiusura del voto online è stata prorogata alle 21,30. Solo allora si saprà cosa avranno deciso gli iscritti.