VIDEO | L'ex magistrato è candidato del Movimento 5 stelle in Calabria. Nel corso di una recente puntata di Perfidia su LaC Tv il suo ex collega gli ha rimproverato di aver estromesso l'altro giudice dalle indagini sulla trattativa Stato-mafia (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Credo che in tanti siano preoccupati per il recupero che sta facendo il M5s e molte delle dichiarazioni che leggo penso siano dettate da questa preoccupazione». Rintuzza così Federico Cafiero de Raho, candidato come capolista alla Camera per il M5s, le critiche rivolte alla sua scesa in campo.
In particolare a Matteo Renzi che aveva detto di aver incontrato l'ex magistrato lo scorso 16 maggio ad Ercolano e, parlando delle storture del reddito di cittadinanza, De Raho gli era sembrato molto più estremista di lui sul punto. «Ritengo si riferisca ad un incontro, al quale ho partecipato, con i ragazzi delle scuole sui temi della legalità. Nell'occasione ho semplicemente detto quello che ripeto da tempo ovvero dell'esigenza che ognuno eserciti a pieno la propria consapevolezza sui diritti costituzionalmente sanciti, fra i quali non va dimenticato quello della sussidiarietà e della solidarietà verso chi vive nel disagio o in una situazione di povertà. Non capisco quindi a cosa si riferisca Renzi, se non a una volontà di polemica da campagna elettorale».
De Raho fa chiarezza poi anche sulle affermazioni che il suo ex collega, Antonino Ingroia, ha rilasciato nel corso della format di LaC Perfidia condotto da Antonella Grippo. Nell'occasione Ingroia aveva "bocciato" la candidatura di De Raho sostenendo che questi, nelle sue vesti di Procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo, avesse arbitrariamente estromesso dalle indagini sulle stragi e la trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo.
«I fatti credo sono noti a tutti - ha replicato De Raho - Il problema nacque da una intervista di Di Matteo che conteneva una serie di elementi che riguardavano il contenuto di una riunione dei Procuratori Distrettuali che si occupavano di stragi. Quell'intervista, a mio avviso, non rispettava le regole che ci eravamo dati. Da qui la mia decisione di segnalare la cosa al Csm a cui dissi anche di verificare l'accaduto, aggiungendo la mia piena disponibilità di riaverlo nel gruppo, a patto ovviamente che si muovesse nei paletti che ci eravamo dati. La pratica venne quindi trattata dal Csm di fronte al quale sia io sia Di Matteo fummo lungamente auditi. Anche in quell'occasione ho ribadito la mia apertura verso il collega non avendo alcuna preclusione verso la sua persona».
L'occasione, però, è stata utile anche per una riflessione sulla riforma Cartabia a cui, come dice De Raho, il M5s ha intenzione di mettere mano. «Ritengo che la riforma contenga alcuni aspetti significativi che riguardano semplificazioni nel processo, soprattutto nella pratica telematica. Questa comporta tempi stringenti per la notifica degli atti. Il problema è che quando i tempi non vengono rispettati il processo in secondo grado si chiude. Questo ritengo sia un vulnus per la giustizia perché un processo che non arriva a sentenza, nè di assoluzione né di condanna, non fa giustizia. C'è poi un altro aspetto che riguarda i reati legati alla criminalità organizzata e al terrorismo. Avevamo chiesto di tenere fuori queste fattispecie dalle previsioni della legge. La sintesi è stata un allungamento dei tempi per questo tipo di reati, ma noi crediamo non basti. Per questo come M5s metteremo mano alla riforma per migliorarne una serie di aspetti».