Sempre più intricata la strada che porta alle prossime regionali. La crisi di governo e la nascita del Conte bis hanno praticamente azzerato trattative e alleanze e riportato tutti ai blocchi di partenza.

Lo dimostra la condotta di Mario Oliverio che, messo da parte dai vertici dal suo partito e in difficoltà dalle inchieste giudiziarie, non sa più che pesci prendere. Dopo avere brandito come una clava l’arma delle primarie istituzionali per imporre una sua candidatura, Pd o non Pd, adesso sembrerebbe averle messe da parte. Stesso discorso per la data delle regionali. Il presidente della giunta che aveva fatto chiedere un parere all’Avvocatura regionale per avere lumi sulle varie possibilità, aveva tutta l’intenzione di tirarle per lunghe il più possibile e cioè fino alla fine di gennaio (il 26) o addirittura ai primi di febbraio (il 9), a seconda delle varie interpretazioni.

 

Adesso Oliverio ha assunto il riserbo più assoluto sulla questione e usa le sue possibilità per trattare al meglio le condizioni di una resa che sembra inevitabile. Né in giunta, né in Consiglio si sa più nulla della vicenda, con crescenti malumori da parte delle varie fazioni.

Del resto la data delle elezioni è un tema caro anche al centrodestra calabrese, ancora lontanissimo dall’accordo su candidato e coalizione, e ai consiglieri regionali che vorrebbero lasciare palazzo Campanella il più presto possibile.

 

L’unico dato certo, al momento, è che la prima data utile sarebbe il 24 novembre e il presidente dovrebbe firmare il decreto di indizione delle elezioni entro il 20 settembre. Le prossime giornate saranno dunque fondamentali per decidere il da farsi.

Ovviamente Oliverio userà il suo potere per garantirsi l’appoggio del centrodestra in Consiglio, non avendo più i numeri la sua maggioranza, e poi per trattare con il Pd le condizioni di una sua eventuale rinuncia. Tra le possibili contropartite: la possibilità di avere un peso determinante sulla scelta del futuro candidato governatore e qualche ricompensa in sede di governo nazionale con una poltrona da sottosegretario per il suo gruppo.

 

Nell’attesa le correnti del Pd si muovono e studiano l’orizzonte. Non è passata inosservata l’intervista di Matteo Renzi che, dopo avere rivendicato i meriti per la nascita del Conte bis, non ha escluso la nascita di un nuovo partito. Ipotesi che in Calabria non verrebbe assolutamente malvista dai fedelissimi dell’ex premier come Ernesto Magorno, Stefania Covello e Gianluca Cuda. E che potrebbe pescare bene anche a Reggio Calabria dove Nicola Irto, Mimmetto Battaglia e lo stesso Nino Castorina si mantengono in posizioni piuttosto autonome anche in vista delle future elezioni comunali in riva allo Stretto. Irto e Battaglia sono stati renziani della prima ora, mentre Castorina ha sostenuto alle ultime primarie la mozione Giachetti che parrebbe essere molto interessato alle mosse dell'ex sindaco di Firenze.

 

Riccardo Tripepi