A Bari per presentare il suo libro Io sono libero, l’ex presidente della Calabria che ha scontato una pena detentiva per falso in atto pubblico ha ricevuto la solidarietà e la comprensione dell’autorevole esponente di centrosinistra: «Il Bilancio? È l’atto più complesso, non puoi che fidarti dei dirigenti»
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«Apprezzo molto il modo in cui quest’uomo ha affrontato una prova così difficile». Da presidente a ex presidente. Da governatore della Puglia, Michele Emiliano, a ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti.
Emiliano non ha edulcorato in alcun modo il suo afflato verso quello che è stato per 8 anni, dal 2002 al 2010 anche il sindaco di Reggio Calabria. Ed è proprio durante la sua permanenza alla guida della città dello Stretto che venne incriminato per falso in atto pubblico e condannato con sentenza definitiva a 4 anni e 7 mesi di reclusione (nel novembre del 2019 gli fu concessa la semilibertà). Un’esperienza devastante sulla quale, una volta tornato in libertà, ha scritto un libro, Io sono libero, che ieri è stato presentato a Bari nell’ambito di un’iniziativa sulla Giustizia promossa dalla Fondazione Tatarella.
Tra i relatori c’era anche il governatore Emiliano, che ha speso parole di grande solidarietà e comprensione per Scopelliti: «Il suo è un libro commovente, scritto da un uomo che sa di affrontare una sfida difficilissima, il carcere, una delle sfide di vita più dure, alla stregua della malattia o di un grave lutto».
Poi, le parole che forse più di ogni altra rendono l’idea della vicinanza umana tra i due: «Sapeste quanti bilanci ho firmato io – ha detto Emiliano, a sottolineare le insidie giudiziarie alle quali va incontro chi è chiamato a governare -. È l’atto più complesso per un Comune e un sindaco si affida ai dirigenti».
Concetti stranianti nella rissosa realtà italiana, se si considera che Emiliano non è solo un governatore di sinistra, quindi ideologicamente più vicino a chi ha sempre fatto tintinnare le manette come monito verso i politici anche solo presumibilmente corrotti, ma è anche un ex magistrato, che dunque è sempre stato dall’altra parte della barricata. Distanze che si sono annullate a Bari per dare forma a un dialogo insolito per un Paese, l’Italia, che raramente abbandona la faziosità.
In galera Scopelliti c’è andato proprio per falso in atto pubblico, per aver firmato, da sindaco di Reggio Calabria, un bilancio farlocco. Inciampo dal quale la stragrande maggioranza dei primi cittadini indagati per lo stesso reato riescono a rialzarsi in primo o in secondo grado di giudizio. Non Scopelliti, però. «Ho pagato per un reato amministrativo - ha detto l’ex governatore calabrese -. Sono stato, e sono ancora oggi, l’unico in Italia che è finito in carcere per questo. L'amarezza più grande è la sensazione che si avverte per chi ha ricoperto per 19 anni ruoli istituzionali. In questo libro racconto la mia storia perché ritengo sia importante dimostrare quante lacune ci siano ancora in quella che chiamiamo gestione della Cosa pubblica».