Il termine “woke”, nato negli Stati Uniti, indicava originariamente una consapevolezza delle ingiustizie sociali. Oggi, è al centro del dibattito pubblico e politico, spesso associato alla cancel culture e visto come un atteggiamento ideologico quasi dogmatico. In Italia, il dibattito a riguardo è ancora in fase emergente. La cultura woke alimenta posizioni ideologiche polarizzanti. A sinistra, viene vista come una degenerazione della sinistra illiberale, mentre a destra, specialmente in ambiti populisti, viene adottata con un atteggiamento intollerante verso le questioni delle minoranze e dei diritti civili.

Il 5 dicembre alle ore 17 e 30, a Palazzo Montecitorio si terrà un dibattito sul tema: “Cultura woke, il potere delle narrazioni identitarie”. I relatori Paola Concia, Marco Minniti, Giuseppe Fioroni e Antonio Di Bella si confronteranno nell’ambito dell’avviato ciclo di incontri “Pomeriggi popolari a Montecitorio”, con apertura dei lavori e saluti istituzionali di Anna Ascani vicepresidente della Camera dei Deputati. «Con questo convegno, si vuole promuovere una riflessione critica e un dialogo aperto tra esperti, politici e cittadini. Esploreremo come le narrazioni identitarie della cultura woke stiano ridefinendo i concetti di identità e appartenenza in Occidente. I relatori ne discuteranno partendo dalla riflessione su alcuni esempi pratici delle ripercussioni della cultura woke: i cambiamenti nel linguaggio, la mancata approvazione del ddl Zan, fino alla campagna elettorale delle presidenziali americane vinte di recente da Trump», anticipano i promotori.

L’organizzazione degli eventi nasce da un’idea di Diego Antonio Nesci e di Dalila Nesci, già parlamentare e sottosegretario di Stato del Governo Draghi, con l’obiettivo di sollecitare il dialogo e l’ascolto fra esperti, politici e persone cosiddette comuni sulle grandi questioni che riguardano il destino dell’essere umano e del pianeta terra, dal clima alla tecnologia, dalla demografia alla geopolitica.

In un’epoca di pericolosa spoliticizzazione dei cittadini e fragilità inedite, il potere delle narrazioni identitarie gioca un ruolo importante nella formazione culturale dei giovani e nei possibili condizionamenti dell’opinione pubblica. Sarà utile, per tanto, stimolare una discussione costruttiva che possa arricchire il panorama culturale e politico del nostro Paese.