Il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno definisce un atto di coraggio la scelta di Matteo Renzi di ritirare la propria delegazione dal governo aprendo di fatto una crisi in piena pandemia.

«A me pare che non ci fossero altri modi davanti a un governo che non è nelle condizioni di gestire in maniera efficace l’emergenza. Tutti i provvedimenti messi in campo in questi mesi sono insufficienti per dare risposte a tutte le categorie che sono piegate dal Covid. Io non avrei votato nemmeno l’ultimo decreto approvato in Senato intanto perché gli italiani non capiscono il sistema dei colori e poi perché mettiamo in campo norme comportamentali senza che ci sia un piano per controllarli. Così le restrizioni rimangono soltanto enunciazioni. Anche i provvedimenti economici a sostegno delle imprese, soprattutto al Sud. Per il Mezzogiorno non ci sono provvedimenti e ristori. Si trovano fondi per il porto di Trieste e di Genova, ma non di Gioia Tauro ad esempio. Il governo con più ministri del Sud che non ha nessuna attenzione per il Sud. Per questo dico bravo Matteo Renzi e bravi i ministri che si sono dimessi».

C’è il rischio che gli italiani non capiscano questa crisi in un momento così difficile per il Paese? Che si possa pensare soltanto a questioni tecniche o di equilibrio tra i partiti se non al solito giro di poltrone?

«Quello che dico impegna solo me stesso. In un momento di emergenza in un Paese fragile come il nostro serve un governo d’emergenza che coinvolga tutte le forze politiche e con un premier che sappia essere il garante non delle forze politiche , ma del futuro dell’Italia. Su questo terreno i cittadini comprendono. Se invece si pensasse solo a sistemare organigrammi allora certo non si capirebbe. Serve un governo d’emergenza, unitario, che possa concludere la legislatura».

La crisi di governo in atto a Roma può avere ripercussioni in Calabria? Sicuramente un effetto c’è stato: il tavolo del centrosinistra si è bloccato. Adesso come si ricomincia?

«Al tavolo del centrosinistra c’è la senatrice Vono che sta facendo un ottimo lavoro. Dall’esterno posso dire che da parte del centrosinistra e del Pd ci dovrebbe essere maggiore chiarezza sul candidato governatore. Il Pd lo ha rivendicato e deve fare subito il nome anche per evitare spinte demagogiche e populiste».

Sta parlando di De Magistris?

«La palla è tra i piedi del Pd che deve proporre il candidato governatore per realizzare un programma riformista che sia il più largo possibile. È il caso anche che i sindaci mettano in campo una lista che metta fuori dall’equivoco il rapporto con i territori. Quali forze civiche più importanti possono esserci? Tutto il resto sono ragionamenti che si possono fare ma sono di natura diversa, compreso quello di De Magistris»

La rottura tra Cinque Stelle e Iv però potrebbe creare imbarazzi nella formazione della coalizione calabrese…

«Mi pare che le incomprensioni al tavolo del centrosinistra siano avvenute tra Pd e Cinque Stelle. Serve adesso fare il nome del candidato e avviare un ragionamento politico. Credo che lo stesso debba fare anche il centrodestra. La Calabria avrebbe bisogno di un grande governo di unità regionale, ma mi rendo conto che rimarrà un’utopia».

Sta dicendo che Iv guarda anche destra?

«Sto solo dicendo che più larga è l’intesa tra le forze politiche intorno a un programma riformista e meglio sarebbe per la Regione. Non c’è nessuno spostamento di Italia Viva».