La conferma della misura cautelare nei confronti segna un punto di non ritorno per la legislatura. L'opposizione incalza e il governatore dovrà riorganizzare gli assetti per tenere a bada i suoi consiglieri fin qui tenuti fuori dalla giunta. Nessuno vuole andare a casa in anticipo, neanche l'opposizione, ma si dovrà dare spazio alla politica
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La conferma dell’obbligo di dimora a carico del governatore Mario Oliverio potrebbe segnare un punto di svolta per la legislatura regionale.
Fin qui, in attesa della decisione del Tribunale della Libertà, tutto era rimasto bloccato. Anche il Consiglio regionale, che pure ha affrontato la questione in Aula, aveva mantenuto una posizione garantista e nessuno aveva pensato alle dimissioni del presidente della giunta.
Men che meno lui. Oliverio, in realtà, è fermo sul punto. Convinto di poter dimostrare la propria innocenza rispetto alle accuse formulata dalla Procura guidata da Nicola Gratteri, vuole rimanere in sella e portare a termine il mandato conferito dagli elettori. La sua intenzione è ferma ed è già stata comunicata ai più stretti collaboratori e veicolata a tutti i gruppi che compongono la sua maggioranza.
Anche il presidente, però, si rende conto che sarà necessario trovare uno schema nuovo, almeno per i prossimi mesi. Il malcontento all’interno dei consiglieri è altissimo e sono in tanti pronti ad ascoltare le sirene del centrodestra che suonano fortissime nelle ultime settimane. Il gruppo dei Moderati per la Calabria, ad esempio, è tra quelli più critici rispetto alla gestione Oliverio già da molto prima della recente inchiesta giudiziaria. Scalzo, Sergio e Neri vengono dati in uscita dallo schieramento di centrosinistra per la prossima campagna elettorale, anche se nessuno di loro ha ancora annunciato ufficialmente le proprie intenzioni. Come si determineranno adesso? Il governatore e i suoi sperano che si possa replicare quanto avvenuto in occasione dell’approvazione della manovra finanziaria. I tre hanno votato a favore, essendo stati accontentati in Commissione con l’approvazione di una serie di emendamenti.
C’è poi da tenere a bada Carlo Guccione che vede crescere il proprio peso contrattuale all’interno di una maggioranza sempre risicata e in difficoltà a mantenere il numero legale.
Difficilmente, inoltre, l’opposizione potrà venire in soccorso del centrosinistra, così come è stato nell’ultimo anno. Ncd non esiste più da tempo e anche Pino Gentile e i suoi vanno considerati organici a Forza Italia. E i capigruppo, proprio poche ore dopo la decisione del Tribunale della Libertà, hanno diramato una nota stampa molto dura e lontana dalle posizioni garantiste espresse in Aula prima di Natale. Certo la parola dimissioni non è pronunciata esplicitamente, ma si lascia intuire.
Il quadro, dunque, si è assai complicato. Oliverio dalla sua ha solo due elementi. Il primo: l’approvazione della manovra di bilancio, con il centrosinistra compatto e l’opposizione consociativa, è segno della volontà di proseguire la legislatura. Il secondo: nessuno dei consiglieri, di centrosinistra e di centrodestra vuol perdere la poltrona a un anno dalle elezioni. Si tratterebbe di oltre centomila euro a consigliere per consiglieri che rischiano, nella gran parte dei casi di non essere rieletti.
E dunque? Si discuterà dei nuovi assetti in un vertice di maggioranza che verosimilmente sarà convocato dopo le feste. Francesco Russo dovrebbe continuare a fare le veci del governatore, mentre i consiglieri saranno chiamati ad un’assunzione di responsabilità. In cambio di cosa? Verosimile che si possano trovare contropartite sia in vista della compilazione delle liste per le europee che in relazione agli equilibri in vista di un congresso regionale che il Pd dovrà comunque celebrare.
Il nodo, però, potrebbe essere quello di poter dare spazio alla politica in giunta. Al momento l’esecutivo è formato da soli tecnici e senza Oliverio può considerarsi privo di guida politica. Una vera e propria anomalia e, soprattutto una condizione che dall’inizio della legislatura ha provocato le principali tensioni all’interno della maggioranza.
Riccardo Tripepi