I presidenti delle cinque Regioni che da lunedì entreranno nella zona di rischio arancione - Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia - chiedono con una lettera al Governo «di fornire doverose e puntuali rassicurazioni circa un'immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione».

Questo per evitare, scrivono Zaia, Bonaccini, Fontana, Spirlì e Musumeci - «ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni».

Riferendosi all'ordinanza del ministro della Salute, Speranza, i 5 governatori dicono di prendere atto di questa decisione «con la piena consapevolezza che la stessa è stata adottata in base ai dati elaborati dalle Autorità scientifiche e alle indicazioni della Cabina di Regia, a fronte della preoccupante diffusione del virus Covid 19.

Nel farlo, tuttavia - proseguono -, non si può fare a meno di rimarcare quale ricaduta drammatica il provvedimento abbia su imprenditori e operatori impegnati in attività produttive, commerciali, ricettive, turistiche, gastronomiche, sportive e ricreative».

«Il provvedimento impone, infatti - sottolineano i presidenti -, ulteriori restrizioni alla mobilità dei cittadini e alla normale conduzione delle attività economiche dei tessuti produttivi, già duramente messi alla prova, e segnati da un punto di vista finanziario, economico e operativo da precedenti provvedimenti restrittivi e dal lungo lockdown primaverile».

Da qui,e alla luce «della profondissima crisi in cui si dibattono migliaia e migliaia di questi territori» la richiesta al presidente del Consiglio, Conte, di una «messa in campo dei ristori, e della loro quantificazione».