"La Calabria non gode di buon nome nel resto di Paese. Per tanti, troppi, terra di mafie e di corruzione, di intrallazzi e di malavita. Terra di malapolitica e di arretratezza sociale e culturale.

Non sempre questo fango corrisponde alla realtà dei fatti, perchè questa non è la vera Calabria, perchè anche da noi c'è il bene e il male, il bello e il brutto (poco, per la verità). Ma tant'è.

Noi calabresi ci vantiamo sempre delle bellezze della nostra terra, lo gridiamo a gran voce, ovunque andiamo. Difendiamo ed esaltiamo le nostre specificità, la qualità della vita e la cultura dell'accoglienza di tante città calabresi, di tanti piccoli e grandi comuni. E tra queste esaltiamo la particolare bellezza di Cosenza, città moderna, aperta, centro di arte e di cultura, ricca come poche altre di storia e di tradizioni.

« Cosenza ha interessi e meraviglie che danno la tentazione di girarla tutto il giorno. È inadeguato chiamarla pittoresca; a ogni passo, dall'inizio della strada principale al piede della collina fino al severo castello medievale che ne corona la sommità, c'è da stupirsi e da ammirare. » (George Gissing, Sulla riva dello Jonio, 1897)

Città piena di difetti, certo, ma anche città illuminata, colta, che ha dato i natali a grandi uomini della cultura e delle scienze. Anche della politica: si ricordano ancora, nei Palazzi del potere romano, le grandi storie di Mancini e Misasi, per citare solo i due più grandi, mentre è vivo ancora oggi il ricordo del ''presilano' Fausto Gullo, celebrato come il "ministro dei contadini". Storie politiche di spessore nazionale, che purtroppo hanno avuto ben pochi eredi.

Cosenza è nota come l'Atene della Calabria, fu patria del grande umanista Aulo Giano Parrasio, che fondò l'Accademia Cosentina. Qui nacque nel 1508 il filosofo Bernardino Telesio, primo pensatore non-aristotelico e perciò detto "Primo degli Uomini Nuovi" (Bacone).


Quello che sta succedendo in questi giorni a Cosenza, nella Cosenza della politica, è destinato ad avere un rilievo e un'attenzione sulla grande stampa nazionale, notoriamente affamata di brutte notizie sulla Calabria. E sicuramente per mesi leggeremo le cose peggiori sulla nostra terra, quasi che altrove tutto questo non accada.

La battaglia politica è sempre legittima e spesso necessaria. Quello che non può essere consentito a nessuno, di destra o di sinistra che sia, è scadere nella violenza nella volgarità e nel gioco al massacro. Da qui alla macchina del fango il passo è breve, e si corre il serio rischio di riempire per mesi tutta la città di porcherie, melma e rifiuti. E questo la città non lo merita. E tutto ciò accade mentre la crisi economica morde ancora, mentre c'è gente che sta male, la disoccupazione giovanile è da record, le imprese che hanno chiuso sono tantissime, le attività economiche soffrono moltissimo. Una città, come tutta la Calabria, che sta davvero male, molto male. Tanto male da essere classificata come la Regione più povera d'Italia ( se non d'Europa)!

Certamente ci sta tutta la battaglia politica. Ci stanno le congiure di palazzo. Ci sta tutto, soprattutto in un momento in cui la politica nazionale vive da anni una crisi senza precedenti, mentre imperversano personaggi che della volgarità hanno riempito le Aule delle Istituzioni più alte.

Ma bisogna tenere un occhio, anzi entrambi, sugli effetti che la volgarizzazione del confronto può provocare in una realtà calabrese come Cosenza.

Sappiamo benissimo che presto lo scontro diventerà sempre più aspro, che nessuno parlerà di programmi (tanto, per l'uso che se ne fa), che le accuse si faranno violente, che fioccheranno le querele, che verrano tirate fuori oscenità, insinuazioni di bassa lega.

Ma tutto questo, alla fine cancellerà quella fama di 'diversità' che precede da sempre il nome di Cosenza nell'opinione pubblica nazionale.

Cosenza la bella, città d'arte e di avanguardia culturale, con la sua Università così unica, il suo straordinario Centro Storico, il Museo all'aperto che è divenuto Corso Mazzini e che lascia tutti a bocca aperta. E poi la storia di Cosenza, il suo passato, i grandi uomini di cultura che nei secoli si sono affermati...

La gente di Cosenza non merita quella lunga e violenta stagione di fango che rischia di divenire la campagna elettorale per le amministrative di giugno. Non ne ha assolutamente bisogna la Calabria, che ha sempre visto Cosenza come un motore politico ed economico. Una Calabria che vive da diversi anni una condizione di grandi difficoltà, che vive perennemente all'ultimo posto di tutte le graduatorie. Di tutte".

Franco Laratta - Mimmo Bevacqua