Palazzo dei Bruzi si adegua a una norma varata dal Governo nel 2000: sindaco, assessori e consiglieri percepivano quasi quanto i loro colleghi delle principali metropoli d'Italia, nonostante i guadagni dipendano dalla popolazione residente (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
C'è una legge con cui il Governo ha stabilito nell'ormai lontano 2000 quali debbano essere i compensi per tutti i sindaci, i loro vice, gli assessori e i consiglieri di ognuno dei circa 8.000 Comuni d'Italia. A Cosenza, però, sembra se ne siano accorti soltanto questo venerdì, dopo aver distribuito per anni – di sicuro quelli dal 2014 al 2019, ma la cosa potrebbe andare avanti da prima – decine di migliaia di euro in più agli amministratori di Palazzo dei Bruzi. E sono proprio questi ultimi a testimoniarlo, con le loro dichiarazioni in merito ai compensi connessi alla carica percepiti da sei anni a questa parte, tutte consultabili nella sezione Amministrazione trasparente del sito web del municipio.
Le tabelle del 2000 e i tagli del 2006
I criteri di base individuati dallo Stato vent'anni fa per quantificare l'ammontare delle indennità sono il numero di residenti secondo l'Istat e lo status (capoluogo o meno) dei Comuni presi in considerazione. Indennità, si badi bene, e non stipendi: niente tredicesima o, tantomeno, quattordicesima per i politici degli enti locali quindi.
La città del Crati e del Busento si colloca nella fascia che comprende i capoluoghi di provincia con popolazione compresa tra i 50.001 e i 100mila abitanti. Significa che per il primo cittadino bruzio, a partire da inizio millennio, si prevedono 5.009,63 euro lordi ogni mese, poco più di 60mila all'anno. Il Governo poi, per esigenze di coordinamento della finanza pubblica, ha ridotto con la Finanziaria del 2006 del 10% quella somma.
Come recuperare i soldi decurtati
Il taglio agli emolumenti sancito quattordici anni fa, tuttavia, può essere annullato da tre fattori. Se nell'ultimo bilancio approvato dall'ente il rapporto tra le entrate proprie e quelle totali è superiore, a parità di fasce demografiche, a quello della media regionale, agli amministratori viene “restituito” il 2% dell'indennità. Un ulteriore 3% si recupera qualora a superare la media regionale sia la spesa pro capite iscritta nel consuntivo. Infine, si ha diritto al restante 5% nel caso la popolazione dimorante (in sostanza, i turisti) nel corso dell'anno faccia crescere il numero delle persone in città almeno del 30%, un dato che i Comuni devono certificare attraverso l'analisi dei consumi idrici e altri parametri. Se si verificano tutte e tre le circostanze, si ritorna ai 5009,63 euro fissati nel 2000, altrimenti si guadagna qualcosa in meno.
Il sindaco come riferimento
Una volta verificato quanto spetta al sindaco ogni mese, si stabilisce ciò che tocca al suo vice, agli assessori e al presidente dell'aula consiliare (retribuito quanto un membro dell'esecutivo) in base a precise proporzioni. Al vicesindaco andrà il 75% dell'indennità del primo cittadino, agli altri il 60%. Quanto ai consiglieri, non guadagnano una cifra fissa. Percepiscono un gettone di presenza – anche in questo caso il suo ammontare, tra i 30 e i 40 euro, si calcola in base alle tabelle del 2000 e alla successiva decurtazione del 2006 - per ogni commissione o consiglio a cui partecipano. Si possono accumulare decine di gettoni, lo Stato fissa un solo limite: a fine mese un consigliere non potrà intascare mai più di un quarto dell'indennità percepita dal sindaco.
In soldoni (e arrotondando per comodità le cifre): se il sindaco guadagna 5.000 euro lordi al mese, al suo vice ne toccano 3.750, agli assessori e al presidente del consiglio 3.000 e ai consiglieri da 0 a 1.250 euro, in base alle loro presenze. Nei conteggi non sono previsti ulteriori soldi – come accade, per esempio, alla Regione – né gli eventuali rimborsi di spese sostenute per attività istituzionali. Le cifre elencate, qualora a percepirle sia un dipendente pubblico che non si è messo in aspettativa, vengono dimezzate.
Vent'anni dopo...
Tutto molto semplice, tranne che per Palazzo dei Bruzi. Soltanto in questo weekend la Giunta si è riunita per fissare l'entità dell'indennità di funzione agli amministratori e dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali per il 2020, complice la dichiarazione di dissesto – è la prima circostanza riportata nell'atto pubblicato sull'albo pretorio – arrivata a fine 2019. La delibera 100/2020 richiama le norme del 2000 e del 2006 e le relative tabelle, per poi chiarire che al sindaco Occhiuto, grazie alle entrate e alle spese pro capite del Comune superiori alla media regionale, l'indennità sarà tagliata soltanto del 5% e non del 10%. Percepirà, insomma, 4.734,10 euro ogni mese. Di conseguenza, al vicesindaco ne andranno 3.550,57; agli assessori e al presidente del consiglio comunale 2840,46. Ogni gettone di presenza per i consiglieri varrà invece 34,16 euro.
I conti del passato che non tornano
C'è qualcosa che non torna però. Anche se negli anni passati gli ammistratori cosentini fossero riusciti ad annullare interamente la riduzione del 10% e percepire così i compensi per intero, l'indennità di funzione sarebbe stata comunque pari ai già citati 5009,63 euro per Occhiuto. E tutti gli altri avrebbero guadagnato una somma proporzionata, come da tabella, a quella cifra. Ma sono gli stessi politici bruzi a dichiarare di aver incassato in questi anni circa il 30% in più del tetto massimo stabilito nel 2000 per Cosenza.
Cosenza come una metropoli
La legge impone, infatti, agli amministratori pubblici di riportare i propri compensi connessi alla carica nella sezione Amministrazione trasparente del sito dell'ente di cui fanno parte. E Mario Occhiuto, dal 2014 - l'anno meno recente per il quale è possibile consultare questi dati - al 2019 (quelli in cui, tra l'altro, vigeva il Piano di riequilibrio poi fallito), non riporta i 60mila euro e poco più che gli sarebbero spettati moltiplicando gli eventuali 5.009,63 euro per ognuno dei dodici mesi dell'anno. Il sindaco scrive invece che, per ognuna di quelle annualità, i suoi compensi connessi alla carica ammontano a 78.713,04 euro. Sono quasi 6.560 euro lordi ogni mese, una somma inferiore solo a quella percepita dai pari ruolo che amministrano metropoli da oltre mezzo milione di abitanti.
Il confronto con Catanzaro e Crotone
Stando al sito di Palazzo De Nobili, anche il primo cittadino di Catanzaro – per fare un raffronto con un altro capoluogo calabrese della stessa fascia demografica – guadagna 4.734,10 euro al mese. Ma lo fa dal 2013, non da questo weekend. Quanto a Crotone, le cronache riportano che in molti storsero il naso nel 2017, quando l'allora sindaco Ugo Pugliese aumentò la sua indennità fino a quasi 5340 euro, il 10% in più di quella che andava al suo predecessore Peppino Vallone. Ma comunque inferiore di oltre 1200 euro alla “busta paga” del suo collega cosentino.
Più soldi per tutti
Il maxi compenso per Occhiuto, a cascata, ha implicato benefici economici per tutti gli altri amministratori bruzi. L'unica a non goderne è stata Jole Santelli, che nei suoi anni da vicesindaco non ha voluto un euro dal municipio. Rinuncia, la sua, condivisibile ma non per forza nobile: di fronte al divieto di cumulare le due indennità, aveva optato per l'addio ai soldi del Comune e tenuto quelli – molti di più – che guadagnava come parlamentare.
L'assessore Pastore, per citare un esempio, certifica che da quando siede in giunta ogni anno Palazzo dei Bruzi ha versato sul suo conto circa 47.230 euro invece. In base alla tabelle governative gliene sarebbero spettati più o meno 36mila. E anche i suoi colleghi come De Cicco, che per alcune annate hanno dichiarato meno di lei, hanno sempre incassato almeno 43mila euro.
Altro esempio bipartisan tra i consiglieri: gli stakanovisti di maggioranza e opposizione Ruffolo e Covelli. Per loro dalle ultime amministrative ad oggi i gettoni di presenza hanno fruttato 19.680 euro ogni anno. Sono 1.640 euro lordi ogni mese, non dovevano essere 1.250 circa?
Le ipotesi sul ritardo
Siamo di fronte a un nuovo danno erariale in municipio? Ipotesi azzardata e con ogni probabilità infondata, anche solo per una questione di logica: nonostante la mastodontica discrepanza dalle tabelle sia costata in questi anni centinaia di migliaia di euro alle casse comunali, sembra assurdo che revisori e magistrati contabili non l'abbiano mai notata e, in presenza di eventuali illegittimità, segnalata chiedendo la restituzione delle quote extra di indennità.
Il dirigente che ha proposto la delibera di aggiornamento al ribasso dei compensi, in mancanza di autorizzazioni dall'alto, non ha voluto rilasciarci nessuna dichiarazione sul perché l'allineamento alla norma del 2000 sia arrivato soltanto ora. Altri tecnici che abbiamo interpellato non hanno capito come sia stato possibile erogare in passato somme così alte, ma forse gli sarà sfuggito qualche cavillo sfruttato dai colleghi cosentini. L'argomento indennità, d'altra parte, in piazza dei Bruzi è parecchio sentito e l'avranno approfondito più che altrove. O, almeno, c'è da sperare che sia così e non si tratti di un errore sfuggito fino ad oggi.
I risparmi mancati
Il taglio di quest'anno, comunque, si poteva deliberare anche prima, è certo quanto il dato politico che lascia in eredità. Quello di una maggioranza che per anni si è vantata di aver ridotto i costi della macchina comunale quasi avesse inventato lei i pensionamenti e i prepensionamenti che hanno fatto abbassare la spesa per il personale, salvo accorgersi, undici mesi dopo il primo dissesto della storia dell'ente, che a qualche soldo avrebbe potuto rinunciare pure la politica nel periodo in cui era chiamata (invano) a rimettere in ordine i conti di Palazzo dei Bruzi: più o meno 150mila euro all'anno tra Giunta e Consiglio, insufficienti a colmare la voragine lasciata nelle casse, certo, ma impiegabili per la città. E quello di un'opposizione che ha dedicato talmente tanta attenzione a contestare altre spese del Comune da distrarsi proprio quando gli esborsi, fossero anche pochi spiccioli, riguardavano lei.