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Il sindaco di Cosenza si trincera dietro il segreto istruttorio, ma appare ormai chiaro che a provocare la revoca dall'incarico di capo della sua segreteria, attribuito a Giuseppe Cirò, non ci siano soltanto diversità di vedute o dissapori personali. Lo testimonia soprattutto la denuncia presentata da Mario Occhiuto alla Procura della Repubblica.
Il sindaco, accompagnato dal suo legale di fiducia Benedetto Carratelli, ha salito le scale che conducono al quarto piano del Palazzo di Giustizia per consegnare un documentato fasciscolo ai magistrati. A loro il compito si stabilire se vi siano state condotte penalmente rilevanti. Fonti attendibili rivelano di una lite furibonda consumatasi martedì sera al primo piano di Palazzo dei Bruzi tra Occhiuto e Cirò. A scatenarla sarebbe stata la scoperta di alcune azioni poco trasparenti messe in atto proprio da Cirò, tali da meritare l'attenzione dell'autorità giudiziaria. Il diretto interessato fa sapere di non avere nulla da dichiarare.
La vicenda è destinata ad avere ulteriori strascichi. Nominato già nel 2011, all'indomani della elezione di Occhiuto per il suo primo mandato, Cirò è testimone e custode delle alterne vicende politiche ed amministrative che hanno contraddistinto la prima e questo primo scorcio di seconda consiliatura. A stupire non è soltanto la revoca dell'incarico, un atto dovuto anche per il venir meno del rapporto fiduciario, ma la coltre di silenzio pressoché impenetrabile, subito calata su questa strana storia.
Salvatore Bruno