Penultima giornata di audizioni a Palazzo Campanella dove Luciana De Francesco, nella I Commissione regionale - Affari Costituzionali, ha ospitato la presidente della Provincia di Cosenza e Anci Calabria Rosaria Succuro, il sindaco Franz Caruso e i commissari prefettizi del comune di Rende Santi Giuffrè, Rosa Correale e Michele Albertini. Il primo cittadino di Castrolibero, Orlandino Greco, aveva già fatto invece il proprio intervento qualche settimana fa. L’oggetto odierno della discussione era quello che sta infiammando il dibattito politico all’ombra della Sila: la legge di fusione dei tre Comuni dell’area urbana.

Leggi anche

Le frecciatine di Succurro

Rosaria Succurro a riguardo non ha espresso dubbi, schierandosi apertamente al fianco dei suoi colleghi di coalizione. «Io credo nel sogno della città unica, che non è affatto una forzatura» ha detto facendo sponda ai nove firmatari della proposta, tutti di centrodestra e tutti eletti in provincia di Cosenza. Non ha lesinato neppure frecciate agli inquilini di Palazzo dei Bruzi e ai comitati popolari di Rende, autori nei giorni scorsi di interventi pubblici al vetriolo. 

«Il disegno di legge regionale in discussione - ha spiegato - affida a tutti i cittadini dell’area urbana la scelta del nome del nuovo Comune unico (che alla fine sarà Cosenza, ndr). Vi sono importanti motivi a favore dell’unificazione amministrativa del territorio: la gestione dei trasporti, la sua sostenibilità economico-finanziaria e i vantaggi di una pianificazione urbanistica unitaria. La verità, comprensibile dal punto di vista umano ma non da quello istituzionale, è che la fusione dei tre Comuni non è ritenuta conveniente da singoli operatori politici locali, perché vi sarebbe maggiore difficoltà a essere eletti con pochi voti ma sicuri. Sarebbe invece il caso di essere più ottimisti e di non tenere lo sguardo basso».

I motivi del suo sì alla fusione

La presidente di Anci Calabria ha ribadito che «Rende, Cosenza e Castrolibero sono complementari, territorialmente e culturalmente» ed ha esposto le motivazioni a supporto di tale affermazione puntando sugli aspetti infrastrutturali e sociali. «In sintesi, i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, rappresentano già un agglomerato urbano fisicamente continuo, caratterizzato anche da uno sviluppato sistema di servizi amministrativi, socio-sanitari e culturali. Sin dalla nascita della conurbazione, i nuovi residenti si sentivano parte di una città nuova ed unica, di cui coglievano e colgono tutte le complessive utilità. Oggi ci si divide solo sul come gestire in maniera soddisfacente per tutti i cittadini interessati questa realtà, di fatto già unitaria». 

Il centrodestra spinge per il referendum

Nell’ultima audizione sarà presentato lo studio di fattibilità. Lo sta realizzando un esperto del settore, vale a dire il professore Luigino Sergio, esperto in direzione e governo degli enti locali e già direttore generale della Provincia di Lecce e del Comune di Galatina. Pertanto, secondo il cronoprogramma della Regione, la proposta di legge approderà nel pubblico consesso tra fine novembre e inizio dicembre. È quanto si apprende da ambienti del centrodestra che spingono affinché venga inserita una marcia differente così da passare poi alla fase successiva. Vale a dire all’indicazione della data del referendum consultivo.

Gli emendamenti proposti da Caruso

Franz Caruso sabato scorso ha anticipato i contenuti del suo intervento. In conferenza stampa aveva definito «fascista» la legge e proposto una serie di emendamenti. Vale a dire uno studio di fattibilità diverso da quello commissionato, un parere della Corte dei Conti, un’Assemblea costitutiva e un contributo finanziario regionale pari al 50% del contributo statale previsto per tale iniziativa. «Parteciperò per rispetto alla presidente Luciana De Francesco, sapendo però che sarà un’audizione fine a se stessa» aveva aggiunto innescando ieri la reazione della diretta interessata che ha rispedito al mittente le accuse. Fatto sta che, in base a quanto contenuto nel disegno di legge che approderà in Consiglio regionale, la data di scioglimento dei tre centri di governo è fissata per il primo febbraio 2025. Poco più di un anno. In mezzo un mare di polemiche e un referendum il cui esito non sarà vincolante.