C’è anche la data. Il 1° febbraio 2025 Cosenza, Rende e Castrolibero dovrebbero cessare di esistere per come la storia le ha create. Quel giorno dalle parole si passerebbe ai fatti e la città unica prenderebbe vita. Questo, in sostanza, è il contenuto di una proposta di legge regionale condivisa da più consiglieri, la cui bozza è al vaglio delle revisioni del caso prima di essere presentata ufficialmente. L’istituzione di un nuovo centro di governo avverrebbe mediante la fusione tra i tre comuni dove, tra due anni esatti, i sindaci, le giunte ed i consigli decadrebbero dalle loro funzioni e di conseguenza i loro componenti cesserebbero dalle rispettive cariche.

La precedente proposta della leghista Simona Loizzo è stata cestinata perché ritenuta incompleta e troppo frettolosa. Inoltre - sussurrano dalla Regione - scritta non si sarebbe sfondato il muro dei 100mila abitanti, azzerando qualsiasi possibilità di intercettare nuovi fondi.

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Lo scenario politico e la cabina di regia

Le scadenze naturali dei mandati dei sindaci in carica penalizzerebbero particolarmente Castrolibero, che tra qualche mese indicherà il successore di Giovanni Greco. Il punto di domanda più grande circa le candidature riguarda l’ex consigliere regionale Orlandino Greco, che già in passato proprio dalla Cittadella dimostrò freddezza (eufemismo) per simili prospettive. Qualora l’idea che frulla in mente a più di un eletto alla Cittadella si concretizzasse, il nuovo primo cittadino resterebbe in carica poco meno di due anni.

A Rende la scadenza naturale dell’amministrazione Manna è fissata per il 2024, situazione che renderebbe compatibile il processo di unificazione al netto di eventuali risvolti giudiziari. Franz Caruso conta di restare a Palazzo dei Bruzi fino al 2026, ma a prescindere diventerebbe l’interlocutore principale della Regione perché sindaco di Cosenza. A prescindere dalla disastrosa situazione finanziaria dell’Ente, per peso specifico è quello che vorrebbe un coinvolgimento maggiore.  

La notizia, fresca di nottata, è di un vertice tenuto a Cosenza proprio ieri dopo cena. Alla presenza di una rappresentanza delle tre amministrazioni, si è deciso restare il più possibile compatti e di imboccare, laddove possibile, un percorso condiviso senza subire passivamente le decisioni della Regione. Una sorta di cabina di regia formata dai tre sindaci e dai presidenti del consiglio, che avrà il compito di acquisire quanti più elementi e feedback possibili. Sarà inoltre commissionato uno studio di fattibilità economico.

Parola ai cittadini

La prima fase in Regione sarà il passaggio in commissione. La stessa esprimerà un giudizio preliminare di merito, decidendo di adottare una risoluzione con la quale chiedere al consiglio regionale di deliberare o meno l’indizione del referendum. In più verranno definiti quesito e ambito territoriale. In questa fase si collocheranno anche eventuali audizioni e pareri dei comuni interessati (facoltativi e non vincolanti, il tempo stimato varia intorno ai 2-3 mesi). In seguito, il consiglio regionale, con propria deliberazione deciderà sull’effettuazione del referendum sul relativo progetto di legge, indicando con esattezza il quesito da sottoporre agli elettori.

Successivamente alla deliberazione consiliare che dispone l’effettuazione della consultazione popolare, il Governatore, sentita la giunta, con proprio decreto, indirà formalmente il referendum entro novanta giorni dalla esecutività della delibera del consiglio. La data di svolgimento dovrà coincidere con una domenica tra il secondo e sesto mese dalla pubblicazione sul Burc del decreto di indizione. Potranno partecipare gli elettori iscritti nelle liste dei comuni valide per le elezioni del consiglio regionale. Le spese per lo svolgimento delle operazioni attinenti alla consultazione referendaria sono a carico della Regione. Il voto non sarà ponderato: vincerà la maggioranza assoluta dei “sì” o dei “no” senza bisogno di raggiungere alcun quorum.

Una città unica che esiste già

La proposta di legge che presenterà Pierluigi Caputo «si pone nella certa prospettiva di un miglioramento continuo dei servizi erogati alla popolazione e della promozione di forme avanzate di collaborazione tra territori, inclusivi, questi, di evidenti analogie e gemellanze di carattere storico e civile, comprovanti i loro forti legami appunto territoriali, sociali, economici e culturali». Nella relazione illustrativa fa riferimento ad una «unitarietà che si avverte fortemente già nella vita pratica e quotidiana dei cittadini residenti nei tre comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Un’area urbana di certa omogeneità. Unitarietà, tra le altre, comprovata dalla recente approvazione, dei tre comuni oggetto della proposta de quo, dello schema di convenzione dell’Ambito territoriale dei trasporti, che, in caso di fusione, sarebbero ancor più potenziati ed in grado, quindi, di soddisfare precisamente, ed in modo unitario e compatto, l’intera popolazione urbana».

Gli obiettivi del progetto di semplificazione istituzionale sono in primis il  miglioramento dei livelli di efficacia dell’azione amministrativa, oltre che la riduzione della spesa pubblica. «Nel territorio dei tre comuni - si legge ancora nella relazione - è presente una forte identità storico-culturale testimoniata dalla presenza di monumenti unici e di inestimabile pregio e valore artistico, di strutture accademiche, sanitarie, sportive, culturali, le quali potrebbero ottenere, in una prospettiva di fusione, una maggiore e migliore crescita in termini di promozione e progresso, strutturale e non, su scala nazionale ed internazionale».

Una città di 110mila abitanti, la seconda della Calabria

La nuova città unica accoglierebbe una comunità di circa 108.889 abitanti residenti. I dati del 2022 fotografano Cosenza con 63.561 abitanti, Rende con 36.051 e Castrolibero con 9.277. La fusione permetterebbe di intercettare nuove risorse finanziarie previsti dai contributi straordinari statali del Fondo di solidarietà comunale, ai nuovi spazi finanziari ed alle norme regionali di maggiore favore per i comuni oggetto fusione. Il nuovo centro di governo diventerebbe la seconda città della Calabria alle spalle di Reggio Calabria (172mila abitanti) e davanti a Catanzaro (85mila), Corigliano Rossano (74mila) e Lamezia Terme (67mila).