Un incontro partecipato nella Sala degli Stemmi della Provincia sulla delicata tematica della fusione dei Comuni. La posizione di IDM è «chiara, ferma e convinta»
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Si è tenuta ieri nella Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza, la discussione organizzata da Italia del Meridione sulla delicata tematica della fusione dei Comuni. La questione è oggi cruciale per i cittadini calabresi e segnatamente per quelli di Castrolibero, Cosenza e Rende. La posizione di IdM sul progetto di città unica costituito su queste modalità è chiara, ferma, convinta. Si addensa e prende corpo nella definizione scelta dal segretario regionale Italia del Meridione, Emilio De Bartolo: «Imposizione antidemocratica. Non si tratta di una contrarietà aprioristica sulle aggregazioni di comuni, ma bisogna entrare nel merito. Se ci approcciamo a questioni così complesse che investono storia, identità, tradizioni e sostenibilità economico-finanziaria, queste devono essere trattate con cura e con un approccio fondato su gradualità e coinvolgimento di attori protagonisti del territorio: sindaci, autonomie locali, cittadini. E invece si fa il contrario».
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Per Francesco Intrieri, segretario cittadino di Cosenza e componente della segreteria politica Italia del Meridione «la mancanza di un progetto organico regionale. Uno dei temi centrali, quando si parla di fusione, rispetto alla quale nessuno ha posizioni pregiudizialmente negative, è capire effettivamente cosa succederà, che sviluppo si avrà dopo. Avremmo gradito che il Presidente della Regione ci spiegasse in maniera dettagliata: la paura non riguarda la fusione, ma la mancanza di chiarezza».
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Francesca Cufone, segretario cittadino di Rende, si è soffermata sulla contrarietà espressa dai tre consigli comunali coinvolti. Ha specificato, inoltre, che questo modo di operare che oggi coinvolge i tre comuni del cosentino «domani potrà riguardare qualunque altro comune. La fretta, oltre ad attanagliarci nella quotidianità, c’è anche in politica: non c’è dialogo, non c’è confronto».
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Annamaria Buono, segretario cittadino di Castrolibero, ha invitato a soffermarsi sulla palese mancanza di programmazione. «Si dovrebbe parlare della realizzazione dell'area urbana, prima di parlare della città unica. Basti pensare che non c’è alcuna opera pubblica che sia già pensata nell’ottica della condivisione e dell’utilizzo unitario, della fruibilità comune. Le fusioni non possono essere sognate, devono essere studiate, ponderate, valutate: devono basarsi su studi di fattibilità che ne ponderino costi e benefici, ascoltando i costi delle amministrazioni. Ma questa proposta non ha ascoltato la voce di nessuno».
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La relazione di Annalisa Alfano, segretario provinciale Italia del Meridione, ha evidenziato la mortificazione del ruolo dei cittadini e delle amministrazioni locali. «I cittadini sono protagonisti del cambiamento ma, quando le scelte vengono calate dall’alto, la politica perde tutta la sua credibilità. La politica per noi è missione, andare in missione sui territori per cercare dai cittadini credibilità e fiducia. Ma come si può far questo con l’assenza delle istituzioni o con una presenza, come in questo caso, violenta e disarmante? Nel momento in cui la Regione Calabria, con un colpo di mano, decide di fondere tre comuni, creandone uno e annientando gli altri, che rispetto ha dei sindaci come primo riferimento dei cittadini? La fusione è un’opportunità se si presenta un progetto, se lo si racconta e lo si spiega. Se la Giunta regionale vuole solo dimostrare la sua forza, la politica non ha senso: stiamo svuotando di significato una cosa emozionante. Questa fusione è inspiegabile, non c’è una motivazione valida».
Alla discussione hanno preso parte Franco Sergio, presidente Associazione Koinos, e Guerino D’Ignazio, professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato presso l’Università della Calabria. Il primo ha partecipato alla fusione Corigliano-Rossano, esprimendo la necessità – in questo caso scavalcata – di «azioni preliminari, come uno studio di fattibilità. L’attuazione del processo, inoltre, deve prevedere un cronoprogramma. La Regione Calabria ha altre priorità: opere incompiute, trasporto pubblico locale trascurato, mancanza di servizi prima necessità, in primis quelli sanitari; e poi i servizi avanzati come quelli digitali». Il secondo ha fornito un quadro giuridico del tema, sottolineando che questa modalità operativa «genera una distanza tra governati e governati, cittadini e istituzioni. Sono i comuni a dover chiedere alla Regione di avviare il processo, con il conforto di uno studio di fattibilità».
Particolarmente convincente è risultato l’intervento di Antonello Barbieri, Presidente dell’Associazione FCCN (Fusione dei Comuni Coordinamento Nazionale). «Credo nelle fusioni, ma questa è fuori da ogni logica, poiché creerebbe grandi danni a chi crede nelle fusioni: diamo argomenti contrari ai cittadini. Non può esistere la forzatura, in questo caso: la Regione Calabria fa un errore enorme. FCCN come associazione è a disposizione per cercare di far tornare la Regione Calabria sui propri passi».
Il fondatore di Italia del Meridione, Orlandino Greco, ha concluso partendo dai padri costituenti: «È una situazione che li farebbe rivoltare nella tomba. Se pensiamo a questa fusione ci sono autorevoli personaggi che propongono l’estinzione di un ente con storia, tradizione, bagagli popolari, trattandolo in un modo così superficiale da far rabbrividire. Siamo all’irrazionalità istituzionale. IdM è pronta allo scontro istituzionale, in ogni sede. Coinvolgeremo le piazze con un referendum popolare, faremo battaglie con ricorsi amministrativi. Il livello di scontro che hanno deciso di mettere in campo non avrà mezze misure, comprenderà anche il consiglio delle autonomie locali che deve dare parere vincolante. Noi vogliamo essere il baluardo della comunità e dei sindaci, perché la pagina che scriviamo oggi è la pagina che leggeremo domani».