C’è un problema tecnico e uno politico nella legge omnibus che il centrodestra ha approvato in consiglio regionale. A dirlo è Antonio Lo Schiavo, firmatario insieme al collega Davide Tavernise di un’altra proposta di legge sulle fusioni, di segno diametralmente opposto a quello del centrodestra. I due consiglieri regionali ieri a Rende, su invito delle forze progressiste della città, hanno illustrato la loro idea. A questi due aspetti, però, se ne aggiunge un terzo, anche in questo caso politico, ovvero la ritrovata sintonia delle opposizioni in consiglio regionale che stanno cercando di marciare sempre più unite perché si sa che in Italia le elezioni non sai mai quanto ti capitano. Così il campo largo che non si è trovato nella fase elettorale si sta cercando di costruirlo ex post, in consiglio regionale.

Vedremo se il tentativo continuerà, intanto il filo conduttore dell’incontro è stato il centrodestra. Lo ha riassunto in maniera egregia Sandro Principe quando ha detto che «la destra è la destra, è autoritaria, vuole comandare, nega il confronto». L’ex consigliere regionale fa un parallelo fra quanto accaduto in consiglio regionale con l’omnibus approvata a colpi di maggioranza e il Psc di Rende «approvato in dieci minuti». Da parte sua Lo Schiavo ha detto di aver comparato tutte le leggi sulle fusioni italiane e tutte hanno messo in gioco, in qualche modo, le popolazioni. Nella proposta del centrodestra, invece, i consigli comunali sono tagliati fuori e il referendum fra i cittadini diventa consultivo. «Il punto politico - dice Lo Schiavo - è che il centrodestra sta piegando ad una contingenza, l’unione fra Cosenza, Rende e castrolibero, le regole del gioco che varranno poi per tutta la Calabria e questo è davvero inaccettabile». Per questo la legge prevede il ruolo dei consigli comunali, l’obbligatorietà del referendum e l’analisi in commissione regionali dei costi e benefici dell'eventuale fusione. Altra previsione è quella sul quorum, laddove si prevede che i si siano maggioranza in tutti i comuni interessati.

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Il capogruppo del M5s, Davide Tavernise, racconta invece un retroscena. Dice che il centrodestra aveva contattato anche i consiglieri d’opposizione cosentini per convincerli a firmare la legge sulla fusione, riprendendo quella già depositata da Simona Loizzo. Quando però gli è stato chiesto di ascoltare anche l’Anci, le associazioni, gli amministratori del territorio «hanno fatto una forzatura e hanno presentato subito in consiglio la legge omnibus». Il perché di tanta fretta non si capisce bene. Tavernise dice che dietro c’è lo stesso Governatore Roberto Occhiuto, anzi il fratello. Una tesi che avanza anche Sandro Principe dicendo che Mario Occhiuto «si sarà stancato di fare il peones in Transatlantico e forse il fratello lo vuole riportare in una stanza dei bottoni ancora più grande e ancora più ricca». Ipotesi, certamente, mentre in sala rimbomba l’interrogativo avanzato da Massimiliano De Rose: «qual è la finalità di questa operazione? È potenzialmente utile unire Cosenza, Rende e Castrolibero? Quali sono i vantaggi? Nessuno lo dice per questo hanno fatto benissimo i due consiglieri a prevedere uno studio di fattibilità altrimenti si prendono in giro i cittadini chiedendogli un parere al buio».

Mimmo Talarico che ha moderato i lavori rimarca questo concetto dicendo di non aver visto nell’area urbana comitati di cittadini o associazioni che chiedono la fusione. Allora da dove nasce questa improvvisa accelerazione del centrodestra? Domande sulle quali il centrosinistra non vuole soprassedere. Difatti Talarico dice che questo è solo un primo dibattito al quale seguiranno altre iniziative e, se necessario, forme di protesta.