Dopo la denuncia delle aggressioni subite dagli addetti all'erogazione dei voucher, il consigliere comunale si schiera con la popolazione e chiede di rimuovere la responsabile della procedura: «Privilegi e scarsa trasparenza, cittadini esasperati»
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Il popolo, come il cliente (meglio ancora se elettorale), ha sempre ragione. Anche quando, sentendosi vittima di un errore, passa dalla parte del torto. La pensa così Massimo Lo Gullo, consigliere comunale di Cosenza che, all'indomani del racconto sull'assedio agli uffici del Welfare, prende le parti degli aggressori (i cittadini inferociti, stando al resoconto verbalizzato a Palazzo dei Bruzi) e non degli aggrediti (i dipendenti del Settore, incaricati della distribuzione dei buoni spesa contro l'emergenza alimentare).
Per lo storico luogotenente dei Gentile – che molti, però, oggi danno in quota Morrone – nei quartieri popolari di San Vito e Serra Spiga la colpa di quanto accaduto è tutta del personale del municipio, reo di aver esasperato le persone che avevano presentato le istanze per ottenere i voucher. E la prima a pagare, a suo avviso, deve essere proprio chi gestiva le procedure e ha denunciato le intimidazioni dei cittadini ai danni dei funzionari: «Ho chiesto in commissione alla dirigente del Welfare che d'ora in poi non sia più l'avvocato Vetere ad occuparsi della questione, è da primavera che abbiamo problemi con l'erogazione dei buoni».
Il sazio e l'affamato
La versione di Lo Gullo sui fatti di via degli Stadi si discosta di parecchio da quella firmata da Vetere e finita negli atti ufficiali. Il consigliere racconta di essere andato un paio di volte al Welfare in quei giorni di tensione, dopo aver ricevuto alcune segnalazioni. E di non aver notato particolari intemperanze della popolazione, bensì gli addetti alla distribuzione con un atteggiamento indisponente e incurante delle difficoltà dei bisognosi che avevano di fronte. Come nel vecchio proverbio secondo cui chi ha lo stomaco pieno non capisce l'affamato, secondo Lo Gullo, Vetere e gli altri funzionari – forti del loro «stipendio assicurato a fine mese» – non avrebbero compreso le esigenze di quanti avevano raggiunto gli uffici del Welfare per avere notizie sull'esito delle domande presentate. Anzi, respingendoli in malo modo, avrebbero generato loro il clima che ha costretto le forze dell'ordine a intervenire per placare gli animi. E per questo ora la testa di Vetere deve cadere.
I sospetti sui beneficiari
Il consigliere è un fiume in piena e nella sua analisi dell'accaduto si lascia andare a parecchie insinuazioni. La principale è che, a suo avviso, parte dei buoni sarebbe andata a qualche privilegiato che ne aveva meno diritto di altri o, peggio, non ne aveva affatto. «La città è piccola – commenta – e diversi cittadini esclusi che hanno un Isee pari a zero hanno visto persone che conoscono e percepiscono pensioni o reddito di cittadinanza risultare ammesse». A esacerbare gli animi, un triste classico delle guerre tra poveri: la rabbia alla scoperta che l'elenco dei beneficiari comprendeva più di un nucleo familiare “colpevole” di non essere cosentino doc, ma straniero. Così gli scontenti sono andati a via degli Stadi per ottenere spiegazioni a riguardo. «Ma lì non c'è stata nessuna trasparenza o comunicazione, solo risposte scostanti da parte del personale. Hanno fatto tutto come piaceva a loro, ignorando le indicazioni della Giunta, e la tensione è salita perché c'era tanta gente che aveva bisogno». Niente aggressioni però, almeno non davanti a suoi occhi, prosegue Lo Gullo. Che, anzi, conclude chiedendo «come mai gli agenti della polizia municipale intervenuti non abbiano messo a verbale che quelli a comportarsi male non erano i cittadini, ma i funzionari».