Dopo quella della Corte dei Conti, l'Amministrazione di Palazzo dei Bruzi deve subire un'altra dura reprimenda sulla tenuta degli equilibri finanziari, questa volta da parte del collegio dei revisori. L'organo, presieduto da Francesco Barone e composto da Santo Torromino e Francesco Segreti, ha espresso parere non favorevole alla manovra di assestamento. Alla valutazione negativa, non vincolante, si è giunti anche tenendo conto delle due famigerate delibere con le quali i giudici contabili di Catanzaro hanno certificato il dissesto.

Debiti fuori bilancio e scarsa attendibilità delle previsioni di entrata

Numerosi i rilievi dei revisori, preoccupati in particolare dall'ammontare dei debiti fuori bilancio. Alla data del 31 luglio gli importi superano i trenta milioni di euro, tra parte capitale e parte corrente, cui bisogna aggiungere 11 milioni circa di debiti potenziali derivanti da contenziosi in essere e altrettanti da residui attivi da stralciare. Un ulteriore milione di euro sarebbe riconducibile alle passività della partecipata Amaco. Ma anche sulla stima delle entrate tributarie previste si evidenziano gravi criticità, soprattutto in ordine alla attendibilità delle cifre iscritte in bilancio: «Non si può non rilevare come, in ragione di quel che sono i risultati storici della capacità di realizzo delle entrate di competenza dell'ente - si legge nella relazione dell'organismo di controllo contabile - si manifestano dubbi riguardo la possibilità di riuscita della manovra». Indice puntato sulla Tari, per la quale l'ente ritiene di poter incassare maggiori entrate pari ad un milione e trecentomila euro annui per il 2020 e per il 2021, grazie all'applicazione di un piano di riordino. Nel merito i revisori scrivono: «Il piano di riordino della Tari non tiene sufficientemente conto che storicamente i residui attivi correlati alla Tari permangono di ingente ammontare (cioè non vengono incassati ndr) e la capacità di riscosione inerente la tassa non sembra essere variata».

Crisi di liquidità e spese per interessi

L'organo di controllo focalizza l'attenzione anche sull'aumento degli oneri finanziari verso il sistema bancario e verso i fornitori, determinato dal ritardo con cui l'amministrazione fa fronte alle proprie obbligazioni. «Anche la spesa per il personale che fisiologicamente negli anni ha segnato una riduzione - è scritto ancora nel documento - già nel consuntivo 2018 ha visto ridurre la percentuale di decremento rispetto agli anni precedenti, senza tener conto che il Comune è stato costretto a farsi carico di spesa per il personale aggiuntiva rispetto a quella programmata in quanto condannato in via definitiva dal giudice amministrativo ad assumere nuovi dirigenti». Rilevata inoltre la criticità dei flussi di cassa con il Comune ininterrottamente costretto da oltre un anno a ricorrere alle anticipazioni di tesoreria. «L'incremento dei debiti esigibili entro l'esercizio successivo nei confronti delle banche per anticipazione di cassa e dei fornitori risulta pari a 18.176.877 euro rispetto all'esercizio precedente». Secondo i revisori, la crisi di liquidità non è transitoria ma costituisce per l'ente una «forma sistematica di finanziamento, peraltro particolarmente onerosa in quanto il ricorso a tale formula dà luogo ad un costo risultante dall'interesse sulle somme anticipate da pagare al'istituto tesoriere». Per questo il collegio raccomanda al Comune di non impiegare l'avanzo di amministrazione libero fin tanto che l'anticipazione di tesoreria non venga totalmente reintegrata. Nel 2018 il ricorso alle anticipazioni ha prodotto oneri per interessi superiori ai trecentomila euro. «Il dato storico - scrivono ancora i revisori - tendenzialmente, a meno di eventi straordinari positivi, non sembra giustificare un possibile rientro di cassa». Gli stessi revisori inoltre sottolineano che «l'utilizzazione delle anticipazioni di tesoreria non restituite alla fine dell'esercizio potrebbero configurarsi come finanziamento vietato».

Le indicazioni non seguite

I revisori dei conti avevano anche dato indicazioni circa la svalutazione di crediti vantati nei confronti della Regione Calabria pari a 20 milioni di euro, sui quali si pone un problema di possibile prescrizione ma anche di fondamento giuridico sotteso al mantenimento delle poste attive all'interno del bilancio comunale «tant'è - scrivono i componenti del collegio - che la stessa Regione dichiara di non aver iscritto la somma tra i propri residui passivi. In attesa di ulteriori necessarie approfonite verifiche, il Comune, in via prudenziale, non può non tenere conto del grado di rischio riguardo la realizzazione della partita creditoria. Inoltre - scrivono ancora i revisori - qualora ritenga sussistere le condizioni giuridiche di mantenimento del credito, considerato il costante incremento di fabbisogno finanziario, sarebbe opportuno attivarsi per il recupero». C'è anche la questione dei debiti verso Sorical, anche questi maturati parecchi anni fa, addirittura prima del 2004. Si tratta di 19 milioni che secondo il Comune sono prescritti. La Regione, al contrario, oltre a ribadire che alcuna prescrizione del credito sia decorsa, ha invitato l'ente locale a sottoscrivere un piano di rateizzazione di quanto dovuto.

Prima la commissione, poi il consiglio

La pratica dell'assestamento sarà valutata in commissione bilancio lunedì 5 agosto. Il giorno successivo approderà in consiglio comunale.