Il consigliere regionale ritorna sullo spot al centro delle polemiche: «È un diritto dei calabresi sapere quali criteri sono stati adottati per perfezionare la procedura amministrativa»
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Non si spegne la polemica intorno al cortometraggio Calabria Terra mia realizzato dal regista Gabriele Muccino. Dopo la notizia riportata dalla nostra testata sul contenzioso avviato dalla Regione che non intende erogare alla società di produzione Viola Film l'importo stabilito, in quanto l'autore avrebbe compromesso l'esclusiva prevista dal contratto, a tornare sull’argomento è il consigliere regionale Francesco Pitaro.
«Al di là della specifica querelle – scrive il consigliere in una nota - sarebbe gradita una riposta all'interrogazione da me presentata il 23 ottobre 2020 che - sebbene con tre mesi di ritardo e dunque oltre ogni limite (20 giorni) previsto da Statuto e Regolamento regionali - potrebbe diradare ombre e sospetti sulle procedure amministrative utilizzate allo scopo.
È un diritto dei calabresi - continua - sapere quali criteri sono stati adottati per perfezionare la relativa procedura amministrativa e come si è giunti a definire la spesa di 1,6 milioni di euro per un corto di appena sei minuti.
I quesiti posti nell'interrogazione erano: a) quali obiettivi la Regione si proponeva di conseguire commissionando l'opera; b) se detti obiettivi discendono da desideri astratti o, invece, sono l'esito della consultazione formale di competenze specifiche; c) se l'opera, così come realizzata, è considerata coerente con gli obiettivi; d) nel caso anche la Giunta regionale rilevasse difformità fra gli obiettivi e il risultato (che ha fatto infuriare la Calabria), quali azioni si intendono intraprendere per tutelare gli interessi della Regione e garantire che il danaro pubblico sia stato correttamente e bene utilizzato; e) come si è pervenuti alla quantificazione della spesa: la proposta è stata valutata tecnicamente in base a indagini di mercato o altre modalità di cui c'è traccia formale o la si è accettata sic et simpliciter; f) in base a quali parametri e/o valutazioni, se non dovesse esserci stato alcun ricorso a consulenze specifiche, il responsabile del relativo procedimento amministrativo ha reputato congrua la somma di un milione e 600mila euro per sei minuti reali di filmato; g) se la Regione intende proporre azioni dirette a ottenere la restituzione dei soldi pubblici e, se sì, come intende farlo».
«In ogni caso, - conclude Pitaro - rassicurati che l'ingente somma non è stata erogata, un'informativa esaustiva sull'intera vicenda sarebbe benaccetta. Non fosse altro che per rendere partecipe la Calabria di una vicenda impostata male e che però, grazie all'attenzione successiva della Regione, può chiudersi con un certo sollievo».