Non trovata l'unanimità, l'adozione del nuovo documento del centro jonico ha ottenuto 14 voti favorevoli e 8 contrari. Insorge la minoranza
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Il governo Stasi passerà alla storia della città di Corigliano Rossano per aver dotato il centro jonico del primo Statuto comunale post-fusione. 23 commissioni, 3 consigli comunali, audizioni, non sono servita a trovare quella ricercata unanimità dei consensi. L’adozione passa con 14 voti favorevoli e 8 contrari. Assenti tre consiglieri comunali. La discussione in Consiglio si è incentrata sull'iter seguito che, a parere di alcuni settori della minoranza, è stato viziato proceduralmente. Nello specifico, il capogruppo Vincenzo Scarcello (minoranza) ha parlato di “carte false”. Tesi smentita dal presidente della commissione scientifica, Sandro Amorosini, e dal presidente del consiglio, Marinella Grillo, i quali hanno ribadito la correttezza della procedura, specificando che nessuna modifica è stata apportata in ordine alle specifiche contestazioni poste in essere.
La Commissione Statuto che ha redatto il documento è stata guidata dalla consigliera Isabella Monaco con il supporto del segretario generale, Paolo Lo Moro, e del comitato scientifico presieduto da Sandro Amorosini. Nella prima delle sedute tenutesi per l'approvazione, è stato possibile presentare gli emendamenti per migliorare il testo, una possibilità utilizzata soltanto dal consigliere Rosellina Madeo (oggi assente) capogruppo del Partito Democratico, i cui emendamenti sono stati tutti approvati a maggioranza. Nella seconda seduta, il testo definitivo ha ottenuto la maggioranza assoluta con 14 voti favorevoli. La votazione della terza e ultima seduta è avvenuta questa mattina. Fallito ogni tentativo di pervenire a un documento condiviso da entrambi le parti e le responsabilità vengono reciprocamente addossate. Dai banchi delle opposizioni, arriva la denuncia del fallimento della classe dirigente che non è riuscita a trovare momenti di convergenza.
Contestati il metodo e il merito dell’istruttoria avviata, a partire dai margini di coinvolgimento della società civile che non è stata coinvolta nella fase di stesura. Statuto ritenuto poco inclusivo e che non è stato utile a facilitare il processo di fusione. E poi la mancanza dei riferimenti specifici in merito a stemma, gonfalone e bandiera. Ribadite le perplessità sul decentramento amministrativo e sulla istituzione dei municipi. Dalla parte della maggioranza, il sindaco Stasi ha invece confermato che nel documento c’è una visione inclusiva e che il lavoro di fusione è alla base dei principi che fondano la vita futura di una comunità da costruire con dedizione e spirito di collaborazione. Si è detto rammaricato per la mancata unanimità ma, preso atto delle politiche ostruzionistiche della minoranza, si è deciso di andare avanti.