Incredibile in Consiglio regionale. Con tre ore di ritardo si avvia una seduta che avrebbe dovuto discutere del Recovery Plan. L’opposizione, attraverso Aieta e Di Natale, ha chiesto di allargare la discussione all’emergenza sanitaria dopo quello che sta avvenendo a Cosenza.

Alla richiesta si è unito il consigliere di Forza Italia Mimmo Tallini che ha sparato ad alzo zero sulla giunta e sul presidente ff Nino Spirlì che, per tutta la durata dell’intervento dell’ex presidente del Consiglio è rimasto fuori dall’Aula, a dimostrazione del livello di tensione tra i due e anche fra i partiti del centrodestra.

Tallini non è andato per il sottile: «Le delibere di giunta non vengono pubblicate e non possiamo controllare l’operato del governo regionale – ha detto – evidenziando poi lo sbilanciamento degli interventi sul piano territoriale – hanno dimenticato l’area centrale completamente. Neanche Oliverio era arrivato a tanto».

Tallini ha poi annunciato che non avrebbe partecipato alla discussione del Consiglio solo sul recovery: «Sono inutili le passerelle di chi vuole parlare di interventi che non vedremo mai soltanto per obiettivi personali e di carriera di chi non è stato neanche eletto e adesso non è neanche in Aula».

Abbastanza per provocare una risposta altrettanto dura del facente funzioni Nino Spirli che ha detto: «Stiamo facendo il massimo per la Calabria e non siamo certo qui a prendere lezioni da parte di "soloni" che si stanno preoccupando soltanto delle prossime elezioni e di chi dovrà votarli inserendo una scheda in una inutile scatola di cartone».

Neanche le elezioni, dunque, per Spirlì hanno importanza. «Se vi aspettavate un intervento timido da parte del presidente sarete rimasti delusi. Avete fatto domande precise e ottenete risposte precise. Sulla sanità e i numeri ci impegneremo a rispondere e ad accettare le vostre proposte la prossima settimana durante la seduta che sarà convocata ad hoc».

Questo è il dibattito che il Consiglio regionale, sciolto da mesi dopo la morte del presidente Santelli, è in grado di produrre in uno dei momenti più difficile della storia calabrese e proprio mentre la pandemia fa sentire i suoi morsi in maniera più grave.