La normativa non è ancora all'ordine del giorno, ma è ancora più singolare che non si sia riunito il "gruppo di lavoro" che dovrebbe procedere alla modifica della legge elettorale inserendo anche quella sulle quote rose. Le solite "alchimie" da fine legislatura
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Palazzo Campanella si conferma ineffabile porto delle nebbie. Una sorta di non luogo in cui espressioni come “tempi serrati” si trasforma in “calende greche” e “impegni prioritari” diventa “non lo faremo mai”.
Come interpretare altrimenti quanto sta avvenendo in Consiglio regionale in materia di doppia preferenza di genere? La proposta normativa che giace da secoli nelle Commissioni, già affossata anche nella precedente legislatura, era arrivata finalmente in Aula lo scorso 28 settembre. Ovviamente per non essere discussa. Fu la stessa proponente e relatrice Flora Sculco a chiedere il rinvio per consentire, almeno questa la spiegazione ufficiale, al presidente Mario Oliverio di poter presenziare all’approvazione. Il governatore, infatti, essendo fuori Italia non aveva preso parte ai lavori. Un’assenza che, però, era calendarizzata da tempo e, dunque, avrebbe dovuto suggerire l’inserimento all’ordine del giorno della normativa per una seduta successiva, magari la prima utile. Ed, invece, avviene che la Conferenza dei capigruppo, riunita dal presidente Nicola Irto per programmare i lavori per il mese di ottobre, decida di convocare due sedute di Consiglio per il 23 e il 31 senza metterla all’ordine del giorno.
Le modifiche dopo la sentenza Ferro
A dire il vero la Conferenza è andata ben oltre. L’inserimento della doppia preferenza di genere, il ragionamento di Irto e dei presidenti dei gruppi, deve inserirsi all’interno della legge elettorale regionale insieme alle modifiche rese necessarie dopo la sentenza Ferro che impone di modificarla nella parte in cui non prevede l’ingresso del miglior candidato governatore perdente a palazzo Campanella. E allora non è vero che si aspettava la presenza di Oliverio in Consiglio? Perché prendere in giro proponenti e cittadini? Tralasciando questi interrogativi, i capigruppo sono andati ancora oltre. L’idea del presidente Irto era quella di affidare il lavoro a un gruppo ristretto di tre consiglieri. L’opposizione di centrodestra non ha gradito proponendo un allargamento del gruppo fino a cinque componenti. Alla fine del dibattito si è stabilito che il gruppo ristretto sarà formato dall’intera Conferenza dei capigruppo. Quando si dice la bellezza del contraddirsi.
La legge non inserita all'ordine del giorno
Fatto sta che neanche in questo schieramento la Conferenza dei capigruppo è riuscita a fare nulla in oltre otto giorni. E per domani, non solo la legge sulla doppia preferenza di genere non è inserita all’ordine del giorno del Consiglio regionale, ma non risulta convocata neanche la stessa Conferenza dei capigruppo. Gli stessi presidenti dei gruppi, interrogati sull’argomento, non hanno contezza della situazione. O si rifiutano di rispondere o comunicano di attendere istruzioni o convocazioni. Le nebbie, insomma, sono fitte più che mai nei pressi dell’Astronave e la sensazione, fortissima, è che nessuno dei consiglieri abbia la reale volontà di approvare la legge sulla doppia preferenza di genere. Così come avvenne durante la scorsa legislatura quando, tra una “manina” e un’altra, si arrivò all’approvazione di una legge elettorale incostituzionale e sfornita della doppia preferenza di genere.
Riccardo Tripepi
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