L’atmosfera è da titoli di coda. Il Consiglio regionale con la seduta di ieri dedicata ad un question-time inutile e improduttivo ha toccato il minimo storico.

L’Assemblea ha provato a recuperare le interrogazioni di quasi un anno, ma a causa dell’assenza del governatore Mario Oliverio e del suo vice Francesco Russo, moltissime questioni non sono state neanche trattate. A partire dalle interrogazioni sulla sanità, alcune risalenti al marzo dello scorso anno, per le quali è stato lo stesso Oliverio a chiedere il rinvio con una lettera scritta al presidente Nicola Irto.

 

Un altro segnale delle difficoltà di una maggioranza ormai allo sbando che naviga a vista da quando il presidente della giunta è sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore.

Lo ha segnalato del resto lo stesso Franco Sergio in pieno dibattito: «Così con si può più andare avanti, sembra di stare nel deserto». Parole significative se si considera che arrivano da chi, appena qualche mese fa, ha deciso insieme ad Antonio Scalzo e Giuseppe Neri di uscire dai gruppi di appartenenza per formare i “Moderati per la Calabria”. Un’anticamera di una migrazione verso le sponde vincenti del centrodestra, molto probabilmente tramite il movimento di Raffaele Fitto che dovrebbe confluire nel nuovo soggetto politico immaginato da Giorgia Meloni per il dopo elezioni europee.

Sergio, eletto con la lista Oliverio Presidente, non ha mai digerito l’ingresso in giunta di Maria Francesca Corigliano non eletta nella stessa lista e, dopo la rotazione delle deleghe tra gli assessori tecnici di qualche settimana fa, ha perso la speranza di un possibile rimpasto.

 

Adesso, però, il rischio per Oliverio è quello di perdere il resto delle truppe, visto che neanche il brodino della cabina di regia e delle deleghe per i consiglieri sembra si possa servire in tempi rapidi.

Il governatore che forse pensava di risolvere prima i suoi problemi giudiziari, non ha ancora convocato il vertice con la maggioranza che si aspetta da tempo per arrivare alla definizione del progetto volto a coinvolgere maggiormente i consiglieri nel governo regionale.

In molti, poi, hanno cominciato a osteggiare il piano della cabina di regia da quando sono saltati i primi nomi possibili per la sua direzione. Troppe le divisioni anche all’interno del Pd, commissariato e in attesa del congresso, per arrivare a degli accordi soddisfacenti.

E poi, arrivati a fine legislatura e con la situazione attuale, chi è dei consiglieri che vorrebbe avere impicci di questo tipo? La domanda si rincorreva tra la bouvette e i corridoi di palazzo Campanella, tra musi sempre più lunghi ed espressioni sempre più accigliate di un centrosinistra che sente sempre di più aria da fine impero, se non di vera e propria smobilitazione.

 

Riccardo Tripepi