L’emergenza Coronavirus ha causato due mesi di ritardo nell’inizio della undicesima legislatura. Il Consiglio regionale, per ben due volte è stato rinviato, nonostante la precauzione adottata in ordine al suo svolgimento a porte chiuse.

Il risultato èche palazzo Campanella è rimasto fermo per oltre 3 mesi, considerando che l’ultima seduta è del 10 dicembre 2019. Non avendo approvato il bilancio di previsione nella scorsa legislatura, si è ancora in esercizio provvisorio con una scadenza fissata al prossimo 30 aprile.

Tutto bloccato perché i consiglieri regionali, o almeno la maggioranza dei consiglieri regionali, ha considerato troppo rischioso recarsi in Aula.

Ragionamento che di per sé stride con l’impegno commovente e stoico di medici, infermieri, forze dell’ordine, trasportatori e tutti gli altri che stanno lavorando ogni giorno, in condizioni ben più pericolose.

Il vero punto dolente del ragionamento dei nostri politici attiene poi ad altri aspetti. In pochi, praticamente solo i consiglieri di Io Resto in Calabria, hanno aderito all’appello di Pippo Callipo a non intascare i quasi 18mila euro di stipendio che finiranno nelle loro tasche per non avere fatto nulla in un mese e mezzo. Sarebbe stato, e sarebbe ancora, un rinunciare alle indennità e devolverli ad una sanità che cade a pezzi anche per enormi colpe della politica. (Rinunciare a 18mila euro per 30 consiglieri consentirebbe di mettere a disposizione 540mila euro).

Come se non bastasse, fin dai primi di marzo, sul Burc si sono succedute le pubblicazioni di nomine di portaborse e segretari delle varie strutture. Un esercito di dipendenti, già a libro paga dell’Ente, che insieme ai loro datori di lavoro non hanno ancora mosso un dito per il loro nuovo impegno. I collaboratori fin qui nominati graveranno per oltre 500mila euro solo per il 2020 sulle casse regionali, ma si tratta di un elenco che si andrà a completare nelle prossime giornate.

I calabresi, rinchiusi in casa e con l’incubo di perdere il lavoro e magari senza stipendio, si chiedono se era davvero necessario nominare i collaboratori ancora prima di avere cominciato l’attività.

Certamente l’emergenza Coronavirus, almeno dal punto di vista economico, non pare avere scalfito palazzo Campanella.