Dallo scorso 10 agosto l’attività degli eletti a Palazzo Campanella è totalmente cessata, anche se formalmente sono rimasti in carica, come specificato dal regolamento sul funzionamento del Consiglio regionale, fino alla proclamazione dei primi dei nuovi Consiglieri (ossia di Mattiani, Irto e Arruzzolo lo scorso 28 ottobre, anche se pare che gli uffici abbiano fatto decorrere la cessazione due giorni dopo, “regalando” due giorni a spese dei calabresi).
Consiglieri definitivamente congedati, stop alle sedute consiliari e alle (già poche) riunioni di Commissione. Insomma, fine dei giochi anche nel periodo di interregno chiamato “prorogatio”.
Quello che è anomalo, anche se a norma di legge, è che sono rimasti in carica, con annessi lauti compensi pubblici, anche i portaborse. Lo specifica la legge regionale 8 del 1996, frutto all’epoca di qualche sapiente (e furba) manina in una Regione a guida Forza Italia con Giuseppe Nisticò.

Ministruttura, maxi compenso

Insomma, responsabili amministrativi, componenti interni e collaboratori esperti dei Consiglieri, sono rimasti in carica e pagati anche durante la campagna elettorale e anche se il consigliere di riferimento non è stato rieletto o ricandidato.
Il costo di tutto questo? 510mila euro. Per due mesi e mezzo (dall’ultima seduta del Consiglio regionale alla prima proclamazione) di adagio ogni segretario particolare (al 100%, quindi, full-time) di un consigliere ha ricevuto circa 8.500 euro, mentre ogni collaboratore esperto (sempre full-time) circa 7.000 euro, a circa 2.500 euro ammonta invece l’indennità di struttura ricevuta in aggiunta allo stipendio base del componente interno.
Se poi si aggiunge il costo degli autisti e dei responsabili amministrativi dei Presidenti di commissione consiliare e dei membri dell'Ufficio di Presidenza, che sono rimasti in carica, il costo aumenta ancor di più. 

I portaborse “fortunati” del Consiglio regionale della Calabria

In attesa della prima infornata della nuova legislatura appena iniziata, che vede già i consiglieri eletti fiondarsi in quel di Reggio Calabria a bussare alla porta della funzionaria responsabile delle strutture speciali, Romina Cavaggion, forse per dar seguito a qualche promessa elettorale con qualche nomina, scorrendo l’elenco dei portaborse pagati per non fare nulla, ci sono nomi noti delle pubbliche amministrazioni locali della Calabria.

Ad esempio, per Giuseppe Aieta, già capogruppo dei Democratici e Progressisti (poi defenestrato dal duo Sculco-Billari) e ricandidato non eletto con il Pd, è rimasto in carica come segretario particolare il capogruppo di minoranza al consiglio comunale di Bonifati, Matteo Viggiano.

Per l'ex capogruppo del Pd Domenico Bevacqua sono rimasti Dominique Mobrici, l'ex assessore di Aprigliano, Giulio Le Pera, Gianpaolo Grillo e Gianmaria Molinari.

Marcello Anastasi, già capogruppo di “Io resto in Calabria”, ricandidatosi nella lista civica di Amalia Bruni (che non ha raggiunto il quorum alle ultime elezioni), ha avuto come portaborse in campagna elettorale il suo avvocato, Giuseppina Bagalà da Palmi, Claudio Polisena da Polistena ed il fedelissimo Teodoro Strangi.

Il dem Carlo Guccione, non ricandidato a favore del Presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, ha mantenuto come portaborse il vicesindaco di Aiello Calabro Luca Lepore (sindaco proprio Iacucci) e il consigliere comunale di Cosenza Giuseppe Mazzuca.

Per Vito Pitaro, capogruppo della lista “Jole Santelli Presidente” non ricandidato, è rimasto in carica il cirotano Luigi Marinello (per fare campagna elettorale alla forzista Valeria Fedele e Michele Comito) ed il consigliere comunale di Crotone Mario Megna.

Per il commissario provinciale di Forza Italia Catanzaro ed ex Presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, non ricandidato a seguito dell’inchiesta Farmabusiness, sono rimasti in carica il suo fedelissimo Francesco Leone e l’assessora comunale all’ambiente di Catanzaro Lea Concolino.

Per l’ex capogruppo di Fratelli D’Italia, non rieletto, Filippo Pietropaolo, sono rimasti in carica Cesare Traversa, figlio dell’ex presidente della Provincia di Catanzaro ed il giornalista fedelissimo della deputata Wanda Ferro, Antonio Capria.

Il ritorno di Creazzo; consigliere per un giorno

È passato sotto assoluto silenzio, ma il 10 agosto, giorno dell’ultimo Consiglio regionale, è ritornato in carica, il consigliere regionale di Fratelli D’Italia Domenico Creazzo, finito ai domiciliari il 25 febbraio del 2020 a seguito dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria "Eyphemos" in merito alla quale è accusato di voto di scambio politico mafioso.
A Creazzo il Tribunale di Palmi ha revocato i domiciliari a fine luglio, ma l’imminenza delle nuove elezioni regionali ha portato i giudici a mantenere la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Sant’Eufemia d’Aspromonte, “non potendosi escludere in astratto la possibilità che Creazzo svolga attività politica“.

Difatti Creazzo, appena rientrato nella sua funzione a Palazzo Campanella (nonostante l’obbligo di dimora), proprio il 10 agosto scorso ha nominato un portaborse full-time, Stefano Viola, già supporto tecnico interno del dem Nicola Irto nel 2015. A Viola, grazie al “regalo” di Creazzo, è arrivato un compenso aggiuntivo allo stipendio di quasi 6mila euro.

Insomma, è chiaro, ormai, che questo Consiglio regionale, rimasto in carica per gli affari correnti dal 10 novembre 2020 al 28 ottobre 2021, ha prodotto null’altro che un mare di nomine costose per oltre un anno, confermandosi la gola profonda degli sprechi d’Italia. E di cambi di passo non se ne vede l’ombra.